Galliano: “Noi creativi non dobbiamo farci guidare dall’algoritmo”

Galliano: “Noi creativi non dobbiamo farci guidare dall’algoritmo”

È stato a lungo il designer più influente (e chiacchierato) della moda, e con l’ultima collezione haute couture di Margiela ha riaffermato prepotentemente la sua visione della moda. In un’intervista al quotidiano La Repubblica, John Galliano torna a raccontarsi a cuore aperto. Dall’infanzia a Gibilterra fino ai primi passi nell’industria della moda: successi e cadute. Una riflessione sul futuro, in cui la moda, e i creativi, rischiano di diventare schiavi dell’algoritmo. Un invito a scoprire la bellezza che esiste off-line, nelle cose semplici.

L’ultima collezione per Margiela

L’ultima sfilata di alta moda creata per Maison Margiela (Artisanal Collection 2024) è destinata a rimanere negli annali della storia della moda per aver riportato in passerella azione, dramma e passione. Il livello di entusiasmo suscitato dallo show ha convinto la griffe a dedicare alla collezione e alle reazioni del pubblico un documentario. Nighthawk, così si chiama, ripercorre i momenti più importanti della creazione e della messa in scena di Artisanal. “La quantità di ragazzi che sui social ha emulato i look dello show mi ha lasciato senza parole”, racconta Galliano con stupore. Margiela ha chiesto proprio ai giovani di utilizzare alcuni video per il documentario. “Chi s’imbottiva i fianchi con i cuscini, chi si aggirava in metropolitana con il trench al contrario, chi replicava il make-up a effetto porcellana di Pat McGrath. – aggiunge Galliano –. Ho avuto un paio di momenti fashion nella mia carriera, ma così mai”.

 

 

Schiavi dell’algoritmo

Per essere un buon creativo, secondo Galliano, bisogna essere in sintonia col presente e con le nuove generazioni. “I giovani di oggi vanno avanti a modo loro, per questo è essenziale stare al passo – aggiunge il direttore creativo –. Ancora di più ora, quando basta uno scroll su uno smartphone per diventare irrilevanti”. Con il mondo dei social John Galliano vuole mantenere una distanza significativa, evitando di farsi influenzare dall’algoritmo. “Che ne sarebbe di noi se ci lasciassimo guidare da dati e formule? Non mi sta bene. – sottolinea ancora Galliano –. Con il mio lavoro e ora con il documentario cerco di alzare lo sguardo, per scoprire la bellezza che esiste off-line: un raggio di sole riflesso in una pozzanghera, per esempio.” L’invito, quindi, a cercare la meraviglia che ci circonda, senza premere per forza un’icona sul telefono. Un esempio di come si può stare al passo con la contemporaneità senza snaturarsi. (dc)

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