Parliamoci chiaro: negli ultimi mesi, con una certa incessante periodicità, tutti gli stilisti senza casa (e pure quelli già accasati) sono stati dati in entrata da Gucci. E non solo da quando Sabato De Sarno ha lasciato il marchio dopo solo due anni. Anche quando era ancora in sella, nell’aria aleggiava la sua sostituzione. Prima è stato il turno di Pierpaolo Piccioli, lontano dalle scene dopo l’esperienza in Valentino. Poi della Chiuri che resiste da Dior. Poi del salvatore di Celine, Hedi Slimane. A un certo punto è stato il turno del promettente JW Anderson che si fa i fatti suoi da Loewe. Poi del giovane Dario Vitale, da poco uscito da Miu Miu e balzato quasi in cima alla lista. Poi di un perfetto sconosciuto o di una fantomatica coppia che si spartirebbe la direzione creativa. Insomma, nessuno ci capisce più niente. Ma è chiaro che la decisione di Kering per il suo marchio di punta assomiglia sempre di più a una roulette russa: un solo colpo. Oggi però rispunta il nome di Slimane, che, pare, sarà nominato giovedì prossimo.
Perché Slimane?
Come sottolinea oggi Repubblica, l’annuncio della nomina di Slimane sarebbe imminente. Anzi, da Gucci ci sarebbe una data segnata in rosso: il 13 marzo. Gli indizi su Slimane si erano già accumulati dopo la sua uscita da Celine a ottobre, quando il designer aveva anche comprato casa a Milano. Prima di Celine, tra l’altro, Slimane aveva guidato Saint Laurent, sempre di Kering, sotto l’egida di Francesca Bellettini, vicedirettrice generale del colosso.
L’opinione
Detto questo, non vorremo di certo essere nei panni di Kering. Questa è, senza dubbio, la decisione più delicata da prendere. Ci permettiamo però di fare delle considerazioni. A questo punto è questione di prospettiva e di dove si vuole portare Gucci. Slimane ha già dimostrato di saper risollevare un marchio. Lo ha fatto con Celine – sviluppando una linea maschile che prima del suo arrivo praticamente non esisteva. Slimane non ha studiato design, è un fotografo, un’artista, e ha quindi tutto l’expertise che ultimamente si cerca in un direttore creativo. Tra i suoi punti di forza, tra l’altro, possiede una certa capacità di attingere dagli archivi senza dimenticare la sua cifra stilistica.
Bilanciare?
In altre parole, la direzione creativa di Slimane – come ha anche già sottolineato Bellettini parlando del futuro della maison – sarebbe bilanciata tra prodotti iconici (più attinenti al DNA del brand) e prodotti moda con un lato più creativo. Una narrazione, quella dello stilista, incentrata più sull’immagine complessiva del marchio che sui prodotti. Resta comunque qualche dubbio: oltre al fatto che sarebbe la sua prima esperienza in una maison italiana, non lo abbiamo già visto abbastanza? Perché forse la domanda principale è capire che cosa rappresenta Gucci nell’immaginario degli acquirenti di oggi (e di domani). L’enigma è sempre lo stesso: azzerare per ricostruire o ricostruire su quello già c’è? (dc)
Immagine Gucci
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