Michele da Valentino: anatomia di una direzione creativa

Michele da Valentino: anatomia di una direzione creativa

Dopo l’ufficializzazione di Alessandro Michele alla direzione creativa di Valentino, la domanda che circola tra gli addetti ai lavori è solo una. Come può coesistere il suo stile citazionista, ricco di riferimenti culturali, con la sobrietà elegante e colorata di Pierpaolo Piccioli e l’imprinting sartoriale di Valentino Garavani?

Anatomia di una direzione creativa

Parliamoci chiaro: nell’ultimo anno il nome di Michele è circolato quasi a ogni cambio di direzione creativa. Pochi, però, avrebbero puntato sul designer romano come successore di Pierpaolo Piccioli da Valentino. A prima vista la scelta potrebbe sembrare irrazionale (e dettata dal gradimento di cui ancora gode l’ex direttore creativo di Gucci). Ma se analizziamo nel profondo la storia di Valentino, ecco che i punti di contatto emergono.

Colore e sartorialità

La storia di Valentino ha sicuramente una componente maggioritaria che parla di colori. Su tutti il rosso, che lo ha reso l’Imperatore della moda. E ha anche una componente di sartorialità che parte dalla modellistica per celebrare il corpo. Due caratteristiche ampiamente elogiate anche da Pierpaolo Piccioli, che nel corso di quasi dieci anni si è sbizzarrito, introducendo tonalità particolari, tra cui il rosa PPINK, e dando vita a creazioni proprio a partire dal corpo.

 

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Richiami culturali e affinità

Quando parliamo di Valentino, però, non dobbiamo dimenticarci delle collezioni che hanno omaggiato l’arte, del velluto, dei monili, delle maniche ampie, della seta che diventa scultura, dei fiori stampati sulle gonne. Non possiamo tralasciare un periodo ricco di richiami culturali che sono simili all’approccio di Alessandro Michele e che potrebbero segnare l’inizio di un nuovo capitolo.

Una scommessa tout court

Soprattutto, Michele porterà da Valentino la capacità di saper raccontare storie. Perché nell’ultimo anno abbiamo visto collezioni emotivamente asciutte. È certo, quindi, che continuerà ad accendere i riflettori su temi delicati. Per la Gucci Cruise 2020, l’allora direttore creativo mandò in passerella un abito con la scritta “My body, my choice” schierandosi a favore dell’aborto. È lo stesso esercizio stilistico semantico che Valentino Garavani fece nel 1991, quando su un abito ricamò la parola “pace” in diverse lingue. Ora, le dimensioni relativamente piccole di Valentino permetteranno ad Alessandro Michele di cimentarsi appieno con la couture, che è l’ambito in cui naturalmente trovano spazio le sue infinite sfaccettature. Quella di Mayhoola-Kering è, però, a tutti gli effetti una scommessa, perché bisognerà comunque cercare prodotti che piacciono e vendono. Prodotti che Michele ha già tirato fuori dal cilindro quando era da Gucci. Chissà che non ricapiti. (dc)

Nelle foto, tratte dall’account Instagram di Valentino, a destra Alessandro Michele, a sinistra uno degli outfit presentati alla recente Fashion Week di Parigi

 

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