Sono pochi i pezzi che nel mondo della moda possono vantare lo status di culto. Le Tabi di Maison Margiela, la scarpa che ha diviso il mondo della moda – letteralmente – fin dal suo primo passo, sono decisamente uno di questi. E proprio oggi tornano sotto i riflettori con A Tabi Film, un cortometraggio che ne celebra la genesi, l’artigianalità e il significato culturale. Diretto da Yuri Ancarani, il video in cui Margiela svela i segreti delle Tabi è un viaggio visivo e sensoriale nel cuore pulsante della maison di OTB, dove undici mani esperte danno vita a un oggetto che è molto più di un accessorio. È un simbolo, una dichiarazione, una provocazione. E ora, finalmente, anche un racconto di come tutto è nato.
Margiela svela i segreti delle Tabi
Era il 1988 quando Martin Margiela, giovane stilista belga con un passato nell’atelier di Jean Paul Gaultier, presentava la sua prima collezione al Café de la Gare di Parigi. Il set, rimasto anche quello negli annali, era asettico, spoglio, forse alla ricerca di una dimensione spirituale. Ma sono le prime uscite in passerella a rendere tutto chiaro. Le modelle camminano lasciando impronte biforcate sul pavimento. Quelle impronte erano il segno di qualcosa di nuovo: le Tabi. Ispirate ai tradizionali calzini giapponesi, rompevano l’estetica dominante – quella massimalista, iperdecorata – con una forma essenziale che evocava lo zoccolo di una capra. Ambigue, provocatorie, impossibili da ignorare. Da allora, le Tabi sono diventate un cult, amate dagli appassionati di moda e dai creativi, capaci di attraversare epoche e stili senza perdere la loro cifra radicale.
Anatomia di un’icona
Ora il cortometraggio. A Tabi Film non è infatti solo un tributo visivo, ma un atto di trasparenza. Per la prima volta, Maison Margiela apre le porte del suo laboratorio e mostra ogni fase della creazione. Dalla preparazione della base alla scultura dello stampo in legno, dalla cucitura all’assemblaggio finale. Ogni passaggio è affidato a uno degli undici artigiani coinvolti, ciascuno con una competenza specifica. Il risultato è una scarpa che sfugge all’industrializzazione, mantenendo viva la tensione tra concettualismo e manualità, tensioni presenti da sempre nel lavoro del fondatore. Ma anche un film che alterna immagini d’archivio e riprese contemporanee, costruendo un dialogo tra passato e presente, tra Margiela e Glenn Martens, attuale direttore creativo della maison. E il risultato è una sorta di santuario, in cui le Tabi emergono come oggetti di un rituale più ampio, capaci di incarnare una visione e di resistere al tempo.
Foto Maison Margiela
Leggi anche:


 
	




 
    


