Valentino sfida il presente, da Balenciaga si indaga il corpo

Valentino sfida il presente, da Balenciaga si indaga il corpo

Nel cuore pulsante della moda francese, il weekend della settimana della moda di Parigi (in calendario fino a oggi, 6 ottobre) ha offerto un’infornata di sfilate che più che collezioni sembravano manifesti. Quattro maison, quattro visioni. Valentino sfida il presente, Balenciaga indaga il corpo, Hermès torna alle origini, mentre McQueen cerca la retta via. Tutte hanno risposto all’urgenza del presente con linguaggi sartoriali che oscillano tra memoria e provocazione, classicismo e sovversione. Un viaggio che parte dalle lucciole di Alessandro Michele e arriva fino alle indagini d’archivio di Sean McGirr, passando per le anatomie ristabilite di Pierpaolo Piccioli e l’ispirazione equestre di Nadège Vanhee.

Valentino sfida il presente

Alessandro Michele scrive un altro capitolo della maison romana. E lo fa con “Fireflies”, collezione che nasce da una lettera di Pasolini e si trasforma in un inno alla bellezza resistente. Tra camicie trasparenti, ruches e giacche scolpite, gli abiti diventano sciami luminosi in lotta contro il buio dell’omologazione. Quella di Michele non è solo una citazione, quanto una necessità di cambiare punto di vista. E infatti evoca, rimuove, disarma, profana. Porta Valentino in un territorio nuovo, dove la sartoria è gesto politico e la moda diventa linguaggio per immaginare civiltà alternative. Non è il primo Michele. Le linee si fanno più essenziali, vengono meno le sovrastrutture. Il finale, con modelli immobili sotto luci stroboscopiche, è una scena che scolpisce il messaggio: illuminare il nascosto, accendere il desiderio, sfidare l’ordinario.

 

 

Balenciaga ristabilisce le anatomie

Era un debutto attesissimo, quello di Pierpaolo Piccioli da Balenciaga. Soprattutto per le similutidni tra il creativo e il fondatore del marchio. E infatti la collezione in passerella non vuole essere un semplice omaggio, ma un riavvicinamento alle fondamenta del marchio. Dopo giorni negli archivi, il designer sceglie la via della sottrazione. Niente strutture, solo tagli e proporzioni che dialogano con il corpo. Pelle, piume, fiori convivono in un guardaroba che mescola rigore e audacia. Piccioli disegna emozioni, seziona il corpo senza violarlo, e ricama un nuovo linguaggio fatto di rispetto, gentilezza e tensione sovversiva.

Hermès e il mondo equestre

Nadège Vanhee rimane fedele al DNA equestre di Hermès, ma questa volta lo spinge verso territori più audaci. La sfilata, ambientata nel centro della Guardia Repubblicana, è un trionfo di pelle trapuntata, corsetti e tubini aderenti. Le modelle sfilano tra conchiglie e blocchi di legno, indossando giacche con mini staffe e redini. Il risultato è d’impatto, per una ragione su tutte. E cioè la capacità di Hermès di rinnovarsi restando (sempre) fedele a sé stesso. La collezione di Vanhee è impeccabile dal punto di vista tecnico, e la designer dimostra (di nuovo) di saper creare – narrazioni coerenti – attraverso i materiali.

Perdersi da McQueen

Se c’è un brand difficile da maneggiare, quello è McQueen. E lo sa bene Sean McGirr, che da quando si è insediato prova a comprenderne le infinite sfaccettature. Questa volta ha scelto di parlare alla giovinezza, dilatando lo spirito del marchio in una collezione fluida, dove romanticismo oscuro e streetwear si fondono nella sensualità esplicita di corsetti, pance scoperte e perizoma a vista. Certo, la collezione manca di quello spirito critico tanto caro ad Alexander McQueen e manca anche di una certa forza espressiva. Ma è una dichiarazione di vitalità sfrontata, dove il corpo non è solo esibito, ma celebrato. E questo fa già tanto.

Foto Valentino, Balenciaga, Hermès

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