Bangladesh: il nuovo distretto di Savar rischia di essere peggio di quello vecchio, e inquinatissimo, di Hazaribagh

Ennesima puntata della, purtroppo, tragica telenovela conciaria di Savar, il nuovo distretto conciario del Bangladesh dove da ormai 15 anni si sarebbero dovute spostare le aziende che hanno devastato la zona di Hazaribagh e il fiume Buriganga, trasformandoli in uno dei più gravi casi di inquinamento ambientale al mondo. L’ultima deadline per il trasloco (l’ennesima…) è il 30 dicembre, ma secondo alcune nostre fonti, la situazione del nuovo cluster rischia di trasformare Savar in una nuova Hazaribagh. L’impianto di trattamento e depurazione delle acque, il CEPT, si avvia verso la fase conclusiva di allestimento, ma nel frattempo, per evitare le multe governative, sono diventate 18 le concerie che lavorano da grezzo a wet blue, scaricando i reflui, tramite fognatura, alle vasche dell’impianto, dove però possono subire il minimo dei trattamenti richiesti, perché manca quello assolutamente necessario per il recupero del cromo. Una volta riempite, le vasche “in qualche modo” vengono svuotate e le acque probabilmente fatte defluire nel vicino corso d’acqua, dove, ci dicono, è già stata segnalata la morìa della fauna ittica. “Sparisce nottetempo” anche il carniccio, presumibilmente portato ad Hazaribagh e “smaltito”. “Un caos assoluto” dove spiccano le strutture delle concerie che producono perché, pur di far girare i bottali, si sono limitate a costruire lo scheletro dello stabilimento, sul quale poggiare il tetto. In mezzo a tutto questo, arriva l’ennesima notizia paradossale. A Dacca hanno annunciato che il progetto Savar Tannery Estate è pronto per entrare nella seconda fase: ampliamento di 200 acri, apertura al trasferimento di altre concerie e ingresso di manifatture specializzate in accessori in pelle. Foto tratta dall’edizione web del quotidiano The Daily Star. (lf)

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