Brexit ancora non c’è, ma già crea problemi. Harrods: “Per starci coi conti, i brand alzeranno i prezzi”

Il miraggio dell’Inghilterra oasi dello shopping conveniente non poteva durare, e infatti sta per finire. Ad aprire la breccia è Michael Ward, managing director di Harrods: molti brand di lusso (ma non dice quali) stanno per ritoccare all’insù i cartellini dei prodotti in vendita nel Regno Unito. Secondo lo stesso manager, alcune griffe starebbero lavorando a questa mossa sin dallo scorso luglio, vale a dire da quando lo spoglio del referendum sulla Brexit era appena terminato. È notizia di questi giorni che il percorso di uscita di Londra dall’Unione Europea è ancora più complesso di quanto annunciato: mentre il premier Theresa May ha annunciato che farà ricorso da marzo 2017 al fatidico articolo 50, l’High Court britannica, accogliendo il reclamo di un privato cittadino, ha stabilito che il Governo non può agire in alcuna direzione senza prima aver interpellato il Parlamento. Mentre la battaglia politica si annuncia ancora lunga, è da 4 mesi che la sterlina si è indebolita a causa dell’incerto scenario geopolitico. Certo, da un lato questo ha regalato all’Inghilterra frotte di turisti disposti a spendere nei negozi di Sua Maestà. Ma dall’altro lo stesso fenomeno comporta per la moda inglese costi più alti e, oltretutto, un confronto inclemente a cambi correnti tra il fatturato del 2016 e quello degli anni passati. La necessità di equilibri finanziari, allora, presenta il conto. Secondo Ward, i prezzi di alcuni beni (come gli orologi) sono destinati a crescere del 20%: “Noi non toccheremo i cartellini dei beni che abbiamo già in magazzino – assicura a The Telegraph –, ma i brand dovranno farlo per fronteggiare i costi”. (rp)

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