Dalle ceneri di Filanto a terzista del lusso: il riscatto del Salento nella storia del progetto Leo Shoes

Da Filanto a Leo Shoes. Così il Salento è diventato meta per le griffe del lusso. In base ad un accordo sindacale, nel 2010, Antonio Filograna (patron di Filanto) costituì Leo Shoes impiegando inizialmente circa 20 dipendenti in Cassa Integrazione di Tecnosuole e Zodiaco, aziende facenti parte del gruppo Filanto, e dando alla nuova azienda un’identità precisa: porsi come referente produttivo per le griffe dell’alto di gamma. Scelta azzeccata, visto che “dal 2010 siamo sempre cresciuti, con incrementi anche a doppia cifra. Chiuderemo il 2016 con circa 60 milioni di euro di fatturato” ci spiega Marcello Perdicchia, responsabile finanziario dell’azienda con sede a Casarano che lavora esclusivamente come terzista per brand del calibro di Ferragamo, Chanel e Valentino e occupa circa 300 dipendenti. “Il futuro? Dobbiamo continuare a fare quello che stiamo facendo, offrendo il nostro know how alle griffe” afferma Perdicchia. “Non solo estrema qualità della produzione, ma anche una serie di servizi tra i quali velocità di consegna e sviluppo stilistico, grazie al nostro ufficio interno”. Riscatto salentino che permette a un certo tipo di lusso di avere una precisa ed evidente impronta made in Italy. (mv)

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