Accordi di libero scambio e reindustrializzazione. È su questi temi che si articolato l’incontro dello scorso 27 aprile tra Cleto Sagripanti (a sinistra, nella foto), presidente della Confederazione Europea della Calzatura (CEC), e Antonio Tajani (a destra), presidente dell’Europarlamento. Uno scambio dove il primo ha incalzato, il secondo ha espresso vicinanza alle istanze della piccola e media impresa calzaturiera e dove, a giudicare dal comunicato ufficiale, ha regnato una certa intesa. Da un lato c’è il tema delle relazioni tra la Comunità Europea con i mercati strategici: tra il 2009 e il 2016 l’export della scarpa made in Europe è cresciuto del 40% in quantità e del 90% in valore. Di fronte all’impasse delle trattative per il TTIP (accordo di libero scambio tra UE e USA che può dirsi ormai a un passo dalla fine), CEC chiede maggiore impegno da parte di Bruxelles per il raggiungimento di condizioni favorevoli per l’export di scarpe e beni in pelle verso il Giappone, oltre che l’accelerazione dei rapporti con Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay), area da 284 milioni di consumatori. Argomento altrettanto delicato è quello della tenuta dei livelli produttivi e occupazionali della manifattura europea (raggiungere il 20% del PIL comunitario entro il 2020). La palla, adesso, passa alle istituzioni comunitarie.
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