La moda italiana punta su Teheran. La calzatura ci crede poco…

Il futuro della moda è l’Iran? I calzaturieri non ci credono. Il mercato di Teheran si è aperto dopo la fine delle sanzioni occidentali e si è scatenata la corsa per arrivare prima degli altri. Aziende del fashion, ovviamente comprese, oggi più che mai a caccia di nuovi clienti. Di recente Sistema Moda Italia ha firmato un accordo con Teheran Garmet Union (TGU), la più importante organizzazione del settore tessile e abbigliamento del Paese asiatico che raggruppa oltre 20.000 imprese. In Iran il reddito pro capite sta crescendo, i ricchi stanno aumentando e le donne spendono tantissimo per trucchi, abbigliamento e accessori. Secondo i dati ITA-ICE, nei primi due mesi del 2016, l’import di abbigliamento made in Italy in Iran (inclusa la voce ‘”pelle e pelliccia”) sarebbe aumentato del 63%. Ma in molti non credono a questo presunto boom, soprattutto nell’ambiente calzaturiero. “Ma quale Iran, non scherziamo. Prima di vendergli le scarpe c’è bisogno che le strade siano asfaltate!” è stato il colorito commento di un imprenditore calzaturiere marchigiano. Per la maggior parte dei calzaturieri l’Iran non è un mercato praticabile, almeno oggi. I volumi di fatturato sarebbero irrisori per cui meglio concentrare le proprie risorse su altre destinazioni, capaci di dare frutti migliori. Realismo o pessimismo? (mv)

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