La carota dopo il bastone. Il ministero indiano per il Commercio e per l’Industria dovrebbe prendere entro la fine del mese in analisi un pacchetto di incentivi fiscali per la filiera della pelle. La discussione della misura è stata già rimandata due volte, ma la stampa indiana si dice sicura che novembre sia il mese giusto, al punto che i principali gruppi calzaturieri, al solo annuncio di riapertura della pratica da parte del segretario per le Politiche Industriali, hanno visto i propri andamenti azionari schizzare alla Borsa di Bombay: così è stato per Mirza, Liberty Shoes, Bata e Relaxo. La rassegna stampa indugia sul come gli incentivi alla filiera della pelle darebbero slancio a un cluster centrale per l’economia indiana, capace di offrire opportunità alle moltitudini di giovani che dalle aree rurali sono destinati a cercare lavoro al di fuori dell’agricoltura. Bene. Ma proprio per questo, visti da qui, gli incentivi sembrano la carota dopo il bastone. Le cronache offrono molti esempi di come il nazionalismo indù del BJP stia condizionando (certo non in maniera positiva) la filiera della pelle. Nuova Delhi deve scegliere, una buona volta, tra tabù religiosi e obiettivi industriali, cosa sia prioritario. Finora non lo ha fatto.
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