L’UE “condanna” Timberland, Puma e Clark: in Cina e Vietnam era dumping, il dazio (65 milioni) va pagato

La parola fine alla controversia legale che da anni vede contrapposti Timberland, Puma e Clark da un parte, i loro fornitori cinesi e vietnamiti dall’altra, e le istituzioni comunitarie come bersaglio comune al centro, è arrivata il 28 settembre. La Commissione Europea ha pubblicato il regolamento di esecuzione che ripristina completamente per il periodo in cui sono stati in vigore i dazi antidumping sull’importazione di calzature dal Far East imposti tra il 2006 e il 2011. Le tre griffe, dunque, non hanno più diritto a rivendicare i circa 65 milioni di euro versati alla dogana, per i quali una precedente sentenza aveva invece riconosciuto la possibilità di un rimborso. La querelle tra le imprese della moda e UE è nata intorno ai dazi anti-dumping che Bruxelles nel 2006, su pressione delle associazioni di categoria europee, ha imposto sull’importazione di scarpe da Cina (16,5%) e Vietnam (10%). A far vacillare lo scudo giuridico alle produzioni europee sono stati i ricorsi dei fornitori asiatici, prima, e delle griffe, poi, che hanno ottenuto dalla Corte di Giustizia, in un tourbillon di avvocati e carte bollate, la parziale abolizione del regolamento anti-dumping e il diritto a veder riconsiderata la propria posizione. L’obiettivo di Timberland, Puma e Clark era dimostrare che i propri supplier asiatici operassero in condizioni di libero mercato, così da vedersi riconosciuto un onere doganale inferiore a quello versato, e quindi il diritto a un (lauto) rimborso. La risposta della giustizia comunitaria, al termine dell’iter legale, è stata: “Cari miei, no, quei dazi andavano pagati per intero”. Il paradosso è che, mentre le misure anti-dumping, dopo un primo rinnovo nel 2009, sono scadute nel 2011, lo scontro tribunalizio è andato avanti per ancora 5 anni. La pubblicazione comunitaria del 28 settembre, oltretutto, ha spinto parte della stampa a equivocare il regolamento di esecuzione e ritenere che i dazi antidumping sulla calzatura fossero restaurati da oggi e per 15 mesi. Non è così: il valore del regolamento è retroattivo, oggi rimangono in vigore solo i dazi commerciali. (rp)

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