Tornano a rianimarsi i poli campani dell’abbigliamento e della moda, dietro la spinta del reshoring: il ritorno in Italia di una quota significativa della produzione che negli anni scorsi era stata delocalizzata in Paesi a basso costo di manodopera. La ripresa è evidente, lo dicono i produttori stessi sui quali negli ultimi anni si è abbattuta una crisi che sembrava aver cancellato le numerosissime fabbriche sparse tra San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Nola, Grumo Nevano. Il distretto della moda ha invece resistito e oggi la Campania conta circa 10.000 imprese del settore (l’8% della quota nazionale), con una quota dell’export in valore dell’8,8% nell’abbigliamento, dell’8,1% nelle calzature e del 5,5% negli articoli in pelle (dati Banca d’Italia 2014). Le imprese di maggiori dimensioni sono sopravvissute se hanno creato un marchio, fatto investimenti e spinto sull’internazionalizzazione: Harmont & Blaine, Kocca, Piazza Italia, Mila Schön, Manila Grace e altri, solo per citarne alcuni. Sono proprio le imprese che hanno fatto un salto dimensionale importante che oggi riportano in Italia la produzione e la affidano ai terzisti locali. Tra le ragioni che riportano in Italia la produzione dei committenti, dapprima delocalizzata in Cina, in India o in altri Paesi emergenti, in primis l’euro debole, ma anche una migliore qualità delle lavorazioni oggi richiesta anche per produzioni di fascia bassa o media. Ma soprattutto torna a essere importante la rapidità nel produrre e consegnare, cambiando spesso modelli, senza fare magazzino. La definizione “pronto moda” è stata coniata proprio per indicare una produzione da realizzare in poco tempo, da modificare più volte nel corso della stagione e da consegnare pronta per la vendita. (mvg)
TRENDING