Mille assunti a Scandicci, oltre mille licenziamenti nelle Marche

Mille assunti a Scandicci, oltre mille licenziamenti nelle Marche

Mille posti di lavori creati a Scandicci. Oltre mille in meno per la calzatura nelle Marche. È la fotografia di un 2021 a doppia velocità. Nel distretto toscano viaggiano a tutto gas, nelle Marche si muovono con la retromarcia. In altre parole: in Toscana la pelletteria attira le griffe e i giovani in cerca di un posto di lavoro (con la formazione che funziona). Non a caso, in queste ore, Prada ha aperto 42 nuove posizioni. Nelle Marche la calzatura arranca da tempo, il ricambio generazionale non c’è e la formazione stenta.

Mille posti di lavori creati a Scandicci

Alla fine del 2021, nel solo comune di Scandicci (Firenze) lavoravano 25.124 persone,786 in più rispetto al 2019, con un aumento del 3,23%. Una dinamica che compensa la flessione di 165 addetti registrata nel 2020 con l’incremento di 951 neoassunti nel 2021. Secondo i dati forniti dal comune di Scandicci e dall’ufficio Statistica della Camera di Commercio di Firenze, elaborati da Repubblica, in 5 anni l’occupazione nel comune fiorentino è cresciuta del 16,83%: 3.619 lavoratori in più rispetto alla fine del 2016. La quasi totalità dei lavoratori è impegnata nella manifattura, con la pelletteria che impiega 3 addetti su 10.

 

 

42 per Prada

Esempio attualissimo, quasi in tempo di reale, di questo trend è Prada che ha aperto le candidature per 42 assunzioni a tempo indeterminato nella pelletteria: 20 a Scandicci, 22 tra Figline e Valvigna (fonte: Il Tirreno).

Oltre mille in meno nelle Marche

Un’aria completamente diversa si respira nelle Marche. Qui le aziende stanno cercando di schiodarsi dalle sabbie mobili in cui sono finite anni fa. Causa: una concomitanza di fattori che vanno dal crollo dell’export verso la Russia alla crisi del credito e (anche) al terremoto (2016). Ma c’è anche un modello di fare impresa che non si è adeguato ai tempi. Secondo i dati diffusi da CNA Marche, nel 2021 la calzatura marchigiana ha perso oltre mille posti di lavoro: da 23.776 a 22.690. Un anno in cui, tra l’altro, c’era il divieto di licenziamento, ma che ha visto la sparizione di 126 aziende (da 3.340 e 3.214), spazzate via dalla pandemia. (mv)

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