Per la borsa italiana chiudere ora è giusto: la sfida arriva dopo

Per la borsa italiana chiudere ora è ok: la sfida arriva dopo

Tre giorni per disporre la sospensione delle attività sono pochi: “Non sarà semplice chiudere in 72 ore”, commenta Danny D’Alessandro. Ma il direttore generale di Assopellettieri riconosce che per la borsa italiana chiudere ora è giusto. È la misura necessaria, verso la quale le aziende del comparto si erano già avviate autonomamente, oltretutto. La sfida è comprendere che cosa arriva dopo l’emergenza Coronavirus. Perché il rischio che numerose imprese non ne escano bene “è molto alto”.

Per la borsa italiana chiudere ora è giusto

Reputiamo necessaria la chiusura adesso per arrivare più velocemente alla normalizzazione – spiega D’Alessandro –. La preoccupazione maggiore è che cosa accadrà dopo: clienti giapponesi, ad esempio, sono in allarme per il lockdown”. Buona parte del tessuto manifatturiero, quello che non lavora nell’indotto delle grandi griffe, si trova in una crisi imprevista e imprevedibile quando “già proviene da un periodo di difficoltà. Non ci sono notizie precise, ma molte piccole e medie imprese sono sull’orlo del precipizio – continua –. Bisogna capire dopo il 3 aprile cosa accadrà, anche perché non basta lo schiocco delle dita per far ripartire il mercato”.

Non tutto è perduto

C’è ancora tempo per salvare la situazione. Assopellettieri sta lavorando a un documento da presentare al governo: “Il decreto Cura Italia propone strumenti parziali – anticipa D’Alessandro –. Molte aziende avranno bisogno di uno choc finanziario e fiscale: servono liquidità e il blocco delle tasse, come l’IVA, fino al ripristino delle normali condizioni di mercato. Va poi previsto un piano di rientro a 60 mesi. Gli imprenditori hanno bisogno di dedicare tutte le risorse alle aziende”. A fare la differenza sarà, of course, lo scenario che si prospetterà dal 3 aprile in poi: “In questo periodo ci sono le ultime consegne per la primavera-estate 2020 – conclude D’Alessandro –, poi si lavora sulle produzioni invernali, che prevedono le prime consegne a giugno. Siamo in ritardo di un mese, ma se la situazione si dovesse normalizzare, c’è ancora tempo per fare tutto il lavoro regolarmente”.

 

 

La testimonianza da Scandicci

Le pelletterie di Scandicci chiudono in modo abbastanza ordinato – riporta dalla Toscana Simone Balducci, presidente di CNA Scandicci –. Tante aziende avevano già sanificato i locali ed erano già pronte, altre stanno sistemando tutto ora e approfittano di questi giorni per effettuare la sanificazione”. Balducci spiega perché, oltretutto, gli ordini rimasti a metà non possono essere più evasi: “I corrieri spostano solo materiali considerati di stretta necessità – conclude – e quindi non vengono a ritirare la nostra merce: è inutile preparare consegne”. (mvg/rp)

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