Scultorea, tagliente, assoluta: la pelle detta l’agenda alla moda

Scultorea, tagliente, assoluta: la pelle detta l’agenda alla moda

Da Parigi a Milano, passando per Londra e New York, si chiude un mese di presentazioni che, tra alti e bassi, ha ridefinito il volto della moda. Preferendo – nella maggior parte dei casi – il prodotto alla narrazione. O meglio, una narrazione della (e sulla) pelle. Proprio in questo nuovo approccio, è stata la pelle a segnare molte delle uscite in passerella. Ed è quindi arrivato il momento di tirare le somme e capire quale ruolo abbia giocato nelle collezioni da poco presentate. Fendi, Bottega Veneta, Saint Laurent, Gucci, Hermès. Sono solo alcuni dei marchi che hanno scelto di utilizzarla. Perché se parliamo di prodotto che torna centrale, allora la pelle detta l’agenda. Con qualche virgola lungo il percorso.

La pelle detta l’agenda

Non si era vista così tanta pelle nelle ultime stagioni. E questa tornata di sfilate l’ha riportata in auge per una serie di motivi. Il primo – ed è quello più interessante – è per il suo punto di vista rispetto al corpo. In tutte, o quasi, le collezioni la pelle è servita per riportare il corpo al centro del discorso. Come hanno fatto Jack McCollough e Lazaro Hernandez per il loro debutto da Loewe. I due creativi hanno scelto di utilizzarla per giacche e abiti ricavati da un solo pezzo, per unire la storicità del marchio a una visione del corpo contemporanea. O della femminilità, come ha fatto Anthony Vaccarello, che da un paio di anni almeno sceglie la pelle per aprire le sue collezioni da Saint Laurent. È stato così anche questa volta, quando il designer belga ha mandato in passerella completi di giacche e gonne in pelle. Una pelle forte – distintiva – o il manifesto di un tipo di femminilità specifica.

 

 

Trasportarla nell’oggi

C’è pure chi era obbligato a sceglierla, viste le radici del marchio. Parliamo di Louise Trotter e di Bottega Veneta. La designer, alla sua prima per il marchio, è stata capace di un’operazione novità. Non era semplice, soprattutto perché Bottega si porta dietro un simbolo iconico come l’intrecciato. Simbolo che certe volte può diventare un’imposizione. E invece Trotter ha trasportato la pelle nell’oggi. Facendola diventare accessorio degli accessori. Oltre, chiaramente a gonne a vita alta e miniabiti, la pelle è diventata un cuscinetto-sciarpa da indossare sui trench (di pelle ovviamente). Anche Demna da Gucci – nei pochi selezionati outfit del suo debutto ha scelto tanta pelle. Goffrata, per disegnare texture e simulare quella di coccodrillo, o addirittura già usata (spoiler: pare che una Jackie già graffiata sia subito andata sold out). Hermès invece questa volta si è spinto oltre, portando la pelle nei territori della sensualità. L’altra cosa che stupisce è quanto i giovani designer l’abbiano scelta. Francesco Murano, Marco Rambaldi, Giuseppe Buccinnà: tutti hanno inserito un 50% di pelle nelle loro collezioni.

E gli accessori?

Va detto però – è questo sarà il nocciolo dei prossimi mesi – che per certi versi, la pelle ha trovato spazio più nell’abbigliamento che negli accessori. Ed è un fatto nuovo, soprattutto perché parliamo di collezioni primavera-estate. O meglio, da Milano sono arrivati segnali discordanti. Fendi, per esempio, ha scelto di mandare in passerella sia borse in pelle che giocavano col patchwork, sia borse all’uncinetto (forse per onorare lo spirito sportivo e pop della collezione). Da Parigi, invece, il trionfo è stato negli accessori. Uno su tutti, Chanel.  Matthieu Blazy, al suo debutto per il marchio francese, ha unito una proposta abbigliamento e una serie di accessori innovativi. Come nella famosa scarpa bicolor, che si veste di rosso (nella punta) o di una nuova borsa, a più scompartimenti e più da giorno. Insomma, in questa stagione la pelle è diventata linguaggio, postura, intenzione. E ha parlato più forte di qualsiasi storytelling.

Foto Bottega Veneta, Fendi, Saint Laurent

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