Usa, non è un Paese per pellettieri

Usa, non è un Paese per pellettieri
Uno dei primari studi internazionali di ricerca industriale, Ibis World, ha fatto il punto sulla situazione del manifatturiero statunitense della pelletteria. La conclusione è che la produzione domestica è in costante declino dal 2008 e possiede oggi margini solo nell’high-end. “La produttività soffre a causa dell’import. Durante la recessione le vendite di pelletteria hanno accusato una perdita di profitti del 16,6% – afferma lo studio di Los Angeles – mentre negli anni successivi è seguita una crescita media dell’1,4%. Quest’anno sarà del 2,6% e supererà i 4 miliardi di dollari”. L’industria manifatturiera di pelletteria e valigeria ha aumentato l’import “negli ultimi cinque anni fino a rendere il settore dipendente dall’estero per l’88,4%. Il settore perderà produzione sino al 2008, ma non incassi”. Se Cina e Vietnam sono i fornitori principali, “i manifatturieri statunitensi rimasti stanno concentrandosi su design, marketing, o sull’apertura di proprie fabbriche all’estero”. E i maggiori produttori hanno cessato la manifattura domestica, com’è avvenuto per Coach (nella foto, produzione asiatica) e Tandy Brands Accessories. “Dal 2008 gli Stati Uniti hanno dismesso produzioni alla media dell’1,5% annuo e oggi sono rimasti 6.503 laboratori”. (pt)

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