E Dior invece sfila in una Parigi in fiamme: “La moda è politica”

E Dior invece sfila in una Parigi in fiamme: “La moda è politica”

Maria Grazia Chiuri rivendica la decisione di tenere lo stesso la sfilata del 3 luglio, seppure in una Parigi in fiamme. La settimana francese dell’Haute Couture capita in concomitanza con le veementi proteste scatenate dall’assassinio di un 17enne a opera di agenti della Polizia (27 giugno). Una cornice esplosiva che porta le griffe a confrontarsi col tema dell’opportunità politica. Su questi presupposti Hedi Slimane ha preferito annullare la presentazione di Celine, mentre la Chambre Syndacale strepita per la sicurezza degli operatori. Chiuri, invece, ha voluto tenere lo show (in foto, dai social) proprio per ragioni politiche: l’alta moda ha valenza sociale.

 

 

In una Parigi in fiamme

Non sfilare non è la risposta – dice Chiuri a MFF –. Anche se stiamo vivendo in un momento molto buio e non solo per le violenze in Francia. Non dobbiamo negare che questo è un sistema che dà lavoro a tantissime persone”. La direttrice creativa, che ha spesso usato i défilé per veicolare messaggi politici, non si illude che sia una passerella lo strumento per la pace sociale: “Per poter risolvere dei problemi così seri, serve un lavoro quotidiano importante”. Ma non vuole neanche sminuire il valore simbolico delle passerelle: “La moda è politica – ribadisce –. È soft power. È anche geopolitica. Da dove vengono i tessuti. Come funziona la produzione”. Chiuri sa che i suoi argomenti saranno accolti con scetticismo, perché “la moda si porta dietro una marea di pregiudizi: è legata all’idea di lusso e quindi di privilegio e di potere”. Ma non arretra dalle proprie posizioni: “La moda è stata un elemento di potere. In fondo la chiave è capire come sfruttare questo potere in positivo – conclude –. E la moda ci sta provando”.

Leggi anche:

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×