A Ecomondo si parla di come gestire lo tsunami normativo di Bruxelles

A Ecomondo si parla di come gestire tsunami normativo di Bruxelles

Come affrontare e gestire lo tsunami normativo in arrivo da Bruxelles? I nuovi regolamenti varati dall’Unione Europea (non solo EUDR, come abbiamo più volte scritto) preoccupano le aziende del settore moda. Ma c’è sempre il modo di trasformare una sfida in un’opportunità. È di questo che si è parlato ieri (6 novembre) nel corso dell’incontro dal titolo “Tessile: Produzione Sostenibile & Ecodesign: le sfide”, a cura di AISEC (Associazione Italiana per lo Sviluppo dell’Economia Circolare). “Uno dei compiti che ci siamo assegnati è di aiutare le aziende nel ridurre la complessità nell’affrontare le nuove normative europee – afferma Andrea Crespi, vicepresidente di Sistema Moda Italia -. Bisogna imparare a cavalcare lo tsumami normativo”. La parola chiave è “semplificazione”.

Lo tsunami normativo

“La complessità è inevitabile. È riconducibile a un’azione legale che non ha precedenti – commenta l’avvocato Guido Belitti (Studio Chiomenti) -. Negli ultimi anni è stato varato il Green Deal e poi di seguito abbiamo recepito nuove norme in un lasso di tempo molto ristretto”. Le aziende devono organizzarsi e tenersi pronte al cambiamento anche perché, per esempio, il Regolamento sull’Ecodesign deve ancora entrare in vigore. “Lo tsunami è alla sua prima ondata – aggiunge Belitti -, ora ci sono le norme nel dettaglio, che saranno più sensibili e complesse nell’implementazione nelle aziende. Qui si apre il tema del recepimento delle norme nei singoli Paesi”.

 

 

 L’obiettivo di Bruxelles

“Capisco che il quadro sia complesso. Ma se non ci fosse una legislazione a livello europeo, lo tsunami normativo si sarebbe magari moltiplicato a livello nazionale per i diversi Paesi – ha aggiunto Alberto Parenti, Team Leader Circular Economy and Sustainable Product Initiative, DG GROW – Commissione Europea -. Questa è un’armonizzazione legislativa che serve a facilitare lo sviluppo di aziende che vogliano abbracciare politiche verdi. E crediamo che permetterà alle imprese di essere più competitive sul mercato internazionale”.

Il “made in” non basta più

Oltre all’Ecodesign in senso stretto, durante il convegno si è parlato anche di passaporto digitale dei prodotti. Un nuovo elemento che, soprattutto nel fashion system, cambierà totalmente il modo di fare impresa. “Il nostro ruolo è cambiato – conclude Crespi -. Non possiamo solo produrre prodotti belli e ben fatti. Non basta più. Dobbiamo vendere prodotti che portano con sé un set di dati che possano misurare correttamente un prodotto. Un buon sistema di misurazione ci aiuta a capire a che punto siamo e ci aiuta a migliorare”.

A destra, nella foto, lo stand UNIC – Concerie Italiane a Ecomondo

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