COP26, tra impegni e allarmi, il motto è: “God save the leather”

COP26, tra impegni e allarmi, il motto è: “God save the leather”

Fermare entro il 2030 la deforestazione. Ridurre del 30% le emissioni di metano. Frenare il riscaldamento globale. Tra impegni e allarmi, il vertice COP26 di Glasgow procede. Certo, non tutto va nel migliore dei modi. “Abbiamo fatto molto, ma molto ancora resta da fare”, ha sintetizzato il presidente USA Joe Biden. Mentre pesano le incertezze (ad esempio, quelle legate all’assenza della Cina), la pelle si ritaglia il suo ruolo da protagonista. Le sigle internazionali della concia hanno presentato il Leather Manifesto. Il principe Carlo d’Inghilterra ne ha colto il senso, spiegando perché i materiali naturali sono preferibili alle alternative.

Il principe Carlo a Roma

Il premier italiano Mario Draghi ha invitato Carlo a intervenire al G20 di Roma (i due, nella foto), nell’ambito di un meeting propedeutico a COP26. L’erede al trono d’Inghilterra ha approfittato della tappa capitolina per organizzare un evento con i leader del mondo fashion della sua fondazione SMI (Sustainable Markets Initiative) presso l’ambasciata inglese. Tema dell’incontro era il passaporto digitale per la tracciabilità dei prodotti della moda.

“God save the leather”

Come racconta la stampa britannica, vedendo una borsa Mulberry, il principe Carlo ha domandato al CEO Thierry Andretta se fosse in pelle. Non solo: gli ha chiesto se provenisse da una particolare razza di bovini e se questa provenisse dal Regno Unito. Sentendo che si trattava di materiali provenienti da agricoltura rigenerativa e a basso carbon footprint, Carlo si è augurato che “la gente conosca il valoredella pelle prodotta eticamente secondo i principi “dell’economia circolare”. Sicuramente meglio, ha sentenziato, della plastica o dei materiali sintetici in “strano tessuto”.

La deforestazione

Tra gli obiettivi raggiunti da COP26, dicevamo, c’è quello sulla deforestazione. E mentre alcuni, come l’attore Joaquin Phoenix (noto per l’orientamento vegano), agitano spauracchi contro l’agroindustria, i player del settore si assumono le proprie responsabilità. I colossi JBS e Cargill sono tra i sottoscrittori di un documento per il consumo responsabile del suolo.

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