Ecodesign, Pilotti: “Tessile e accessori? Subregolamenti diversi”

Ecodesign, Pilotti: “Per tessile e accessori regolamenti diversi”

Il fashion system italiano è pronto alla sfida dell’Ecodesing, il regolamento approvato lo scorso luglio dall’Europarlamento che lo scorso dicembre ha superato il cosiddetto Trilogue. Ma, ammonisce Annarita Pilotti (presidente di Confindustria Moda), tessile e accessori necessitano di subregolamenti diversi: “Tra i prodotti che verranno regolamentati per primi ci sono i tessili e le calzature – è la sua considerazione affidata a una nota –. È relativamente facile parlare di gruppi di prodotti che condividono caratteristiche comuni, più difficile metterle a fuoco. I prodotti del mondo moda sono molto diversi tra loro e non possono avere i medesimi standard. La sfida, quindi, è quella delle sub regolamentazioni per singoli settori, in modo che la norma venga applicata in modo specifico”.

La moda italiana è a buon punto

Il Regolamento Europeo deve ora essere di nuovo votato dal Parlamento per diventare definitivo. Entrerà in vigore nel 2030 e stabilisce il quadro per garantire l’ecocompatibilità dei prodotti (fashion e non solo) già dalla fase di progettazione. Bruxelles conta così di migliorare circolarità, efficienza energetica e, in generale, la sostenibilità del tessuto manifatturiero comunitario. Il sistema moda italiano, può rivendicare Pilotti (in foto), su molto temi è già al passo. “Molte aziende hanno recepito la logica del Passaporto Digitale prima che sia imposta per norma – porta a mo’ di esempio –, così come hanno recepito il fatto che identificare la filiera produttiva sia strumento di marketing e di trasparenza”.

Il vantaggio di lavorare in alto

Durabilità dei prodotti, circolarità, divieto di distruzione dell’invenduto a favore dell’upcycling. Molti dei pilastri del regolamento europeo trovano le aziende di Confindustria Moda preparate “perché il regolamento favorisce le produzioni di lusso come quella del Made in Italy – continua Pilotti, imprenditrice calzaturiera –. Impone l’abbandono del modello del fast fashion, con produzioni incontrollate che hanno un impatto ambientale importante sia in fase di produzione che in fase di smaltimento”. Cionondimeno, l’associazione che rappresenta il fashion system italiano vigila sull’argomento perché “il 2030 è domani”, “gli aspetti legati alla circolarità e alla gestione di tutto il ciclo di vita sono complessi da gestire” e “bisogna tenere conto anche dei tempi e della possibilità di reazione di imprese piccole come italiane”.

 

 

Subregolamenti diversi per tessile e accessori

Il primo fronte sul quale Confindustria Moda intende far sentire la propria voce è quello dei subregolamenti, dicevamo. Perché si fa presto a dire “prodotto fashion”, ma abbigliamento e accessori seguono dinamiche molto diverse. “Il Regolamento sull’Ecodesign, in un certo senso, ha messo in luce la difficoltà di interpretare tutte le sfaccettature di un settore così complesso – afferma Pilotti –. Confindustria Moda sta colloquiando con l’Europa non solo sul Regolamento dell’Ecodesign, ma su numerosi altri temi, non tutti di carattere ambientale”.

Il fardello della deforestazione

Tra i temi sul tavolo c’è anche il Regolamento sulla Deforestazione (EUDR), che tira in ballo la filiera della pelle, equiparata a Bruxelles a commodities come la carne. “La pelle non è certo un driver della deforestazione – chiarisce la presidente di Confindustria Moda –. Questo Regolamento, che entrerà in vigore dal prossimo anno, rischia di avere ripercussioni drammatiche sull’intera filiera perché va a colpire l‘approvvigionamento della materia prima”. L’associazione datoriale, intanto, conferma il proprio ruolo di cinghia di trasmissione tra PMI e autorità nazionali e internazionali.

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