Sostenibilità: troppe parole, poca pratica, tranne che in Italia: “E se fosse una bufala?” si chiede Claudio Marenzi

L’occasione è stata data da un evento svolto a Milano, il 14 e 15 novembre, e organizzato da E-Pitti.com, la piattaforma digitale della rassegna moda fiorentina. Titolo: Decoded Fashion, “summit internazionale alla quinta edizione che ha l’obiettivo di connettere l’industria del fashion con le menti disruptive del digital”. Tra i tanti interventi, quello di Claudio Marenzi, presidente di Pitti Immagine ed ex presidente di SMI (gli è succeduto Marino Vago, titolare dell’omonimo brand lombardo) ha messo sul tavolo le parole più significative. Ha parlato di innovazione di prodotto e di processo, della maniera in cui comunicare in modo giusto, coerente e corretto. Ma, soprattutto, ha discusso di come parlare e valutare in modo sensato il tema chiave di questi anni: la sostenibilità. “Il nostro sistema industriale – ha detto Marenzi – è il più virtuoso al mondo nella moda, anche perché abbiamo leggi molto strette da rispettare, ma ciò non è sufficientemente comunicato al consumatore finale che sembra appassionarsi sempre più a questa tematica. Attenzione però a non usare i concetti della sostenibilità per mere operazioni di marketing, che possono falsare le aspettative del consumatore”. Marenzi è, però, andato oltre, dimostrando come, troppo spesso, la sostenibilità sia più un gioco lessicale e promozione che un vero e concreto modo di orientare la propria attività industriale e artigianale, i cui costi (finanziari e non solo) vengono caricati soprattutto sui fornitori (e la conceria ne sa qualcosa…): “Una recente analisi a 10 anni mostra che le aziende stanno tagliando il più possibile i costi industriali e stanno spendendo sempre di più in marketing, comunicazione e retail: viene quasi da pensare che la sostenibilità sia una bufala”.

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