Il 13 e il 14 maggio UNIC – Concerie Italiane e Lineapelle hanno presentato in Giappone, all’interno del Padiglione Italia di Expo 2025 Osaka, l’evento intitolato “Forever Young: la pelle italiana e il valore del tempo
LA COPERTINA
Giappone, istruzioni per l’uso. Cosa serve per mettere radici a Tokyo e in un mercato dove la qualità non è apprezzata, ma venerata? E in che modo il Made in Italy della filiera pelle ha giocato le sue carte e potrebbe giocarsene di nuove?
La Cina si sta riassestando, ma promette bene nel medio termine, mentre l’India è ancora solo una promessa (malgrado l’enorme potenziale) e i mercati emergenti (come Thailandia e Vietnam) sono troppo piccoli per poter fare ancora la differenza
La guerra commerciale scatenata dall’amministrazione Trump ha messo in fibrillazione l’industria dell’alta moda, che già non viveva tempi sereni. Accelerando in maniera severa il processo di polarizzazione del sistema
Dopo anni in cui la filiera è stata travolta dall’ossessione delle (grandi) dimensioni, oggi la crisi strutturale del lusso ha capovolto la situazione. Ma attenzione, tornare a ragione “da piccoli” e “per i piccoli” può diventare un boomerang. Quel che serve è «una rivoluzione sistemica»
Alcuni interventi di liberalizzazione del commercio internazionale delle materie prime conciarie, come la decisione del governo del Kazakistan di rinunciare al dazio all’export di 200 euro per tonnellata di pelle bovina e ovicaprina o la rimozione in India della tariffa del 20% sulle spedizioni all’estero di semilavorate, sono opportunistiche, per così dire: sono la reazione a un mercato domestico fiacco
Mentre il mondo sbatte contro l’ennesimo muro (i dazi di Trump), i distretti italiani della filiera della pelle ‐ conceria, calzatura, pelletteria ‐ si interrogano su cosa significhi, oggi, affrontare l’impresa di fare impresa e su che tipo di futuro si annuncia
Il lusso e l’alta moda non possono ripartire se prima non riconoscono che i sogni di grandezza (dimensionale) innescati dal boom cinese sono archiviati. E che la nuova stagione, per essere di successo, deve essere all’insegna della qualità, non dei volumi
Nello slang calcistico è una stagione di risultati sotto le aspettative e di scelte discutibili: una “stagione da ridere”. La moda, orfana dei consumatori cinesi, sembra esserci finita dentro
Kering, Gucci, Balenciaga. Mentre la crisi stringe alla gola la filiera e mette a nudo la fragilità di Gucci (‐24% nell’ultimo trimestre 2024) il colosso francese rimescola di nuovo le carte tagliando la direzione creativa di Sabato De Sarno e, fino a prova contraria, confermando quella ormai decennale di Demna Gvasalia da Balenciaga. Perché?
Non serve essere superesposti, ipercinetici per avere successo. Non serve cambiare stilista e manager a ogni soffiar contrario di vento. Il lusso è anche molto altro: esclusività, riservatezza e desiderabilità assoluta
Nel 2017 c’era chi indicava il Gruppo Prada come «uno dei perdenti del fashion system». In meno di dieci anni Miuccia Prada e Patrizio Bertelli (nella foto) l’hanno completamente ribaltato
Lo spaesamento delle griffe si riflette sulla filiera: i progetti partono in ordine sparso, le direttive sono insicure, i tempi sempre più compressi
L’escalation dei listini è talmente evidente da essere oggetto di studi e di biasimo degli imprenditori. Ma le griffe non si sono ammattite: alzare i cartellini sembrava il modo migliore per fare utili e riguadagnare prestigio. Per un po’ ha funzionato: ma solo per un po’
Come si stabilisce un prezzo di vendita? Tra mancate vendite o, viceversa, profitti lasciati per strada, per le PMI della filiera della pelle riuscirci è un esercizio di equilibrismo che può decidere le sorti di una stagione. Ecco perché
Alzare i prezzi è stato a lungo un modo semplice per far crescere i ricavi quando non crescevano i volumi di vendita. La ricetta non funziona più: intervista al prof Romano Cappellari
Re‐duce, re‐use, re‐cycle, re‐shape, re‐commerce: tutti a caccia di rifiuti. È la nuova ossessione sostenibile della moda e ‐ in generale ‐ di qualsiasi settore produttivo
Emissioni di Co2 risparmiate; LCA da definire con precisione; stima dell’impatto sulla deforestazione (e di quello del regolamento anti‐Deforestazione sulle dinamiche commerciali)
EDITORIALE BUON 2026 A TUTTI Sono anni ‐ dal Covid in poi con, parzialmente, un break immediatamente post pandemico ‐ che viviamo fuori da qualsiasi zona di comfort. Rimbalziamo ‐ a livello personale, imprenditoriale, settoriale, commerciale ‐ da un’emergenza all’altra. Emergenze economico‐finanziarie complesse e interconnesse, come inevitabile sia in un mondo come quello attuale. L’orizzonte...