Il contesto competitivo del mercato è mutevole per definizione. La fashion industry non può,  poi, essere immune dai grandi eventi che stravolgono (nel bene o più spesso nel male) la nostra vita. Ma proprio perché ci è passato tante volte, tutto si può dire degli imprenditori della pelle, tranne che sono inesperti

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«La vera domanda è quanto continuerà questa situazione», perché il «primo quadrimestre è stato uno dei peggiori periodi per il lusso dal punto di vista economico». Intervista a Mario Ortelli (managing partner di Ortelli&Co)

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Cinesi e sceicchi che fanno shopping di aziende e brand in tutto il mondo. Brand, griffe, multinazionali, fondi, concerie e chi più ne ha più ne metta che continueranno oggi e domani ad acquisire, farsi acquisire e dare vita a conglomerati finanziari e produttivi. E lo faranno, soprattutto “i piccoli”, per «mettere in sicurezza il proprio business e il proprio futuro».

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Cronologia di un anno, il 2019, durante il quale il fenomeno delle acquisizioni ha rivoluzionato l’assetto della filiera pelle e lusso, cambiandone confini e connotati. Un fenomeno che, tra l’altro, riserverà sorprese anche nel 2020

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Quali sono le prospettive per le aziende indipendenti del made in Italy? E per quelle, invece, che lavorano per i grandi gruppi internazionali, senza farne parte? Ne parliamo con Romano Benini, saggista, docente e autore TV

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Che cosa accomuna brand come Salvatore Ferragamo, Prada, D&G e Paul Smith? Essere rimasti (a vario titolo) autonomi. Essere gelosi della propria libertà. Ma essere sempre al centro di rumor: prima o poi capita

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Le tecnologie digitali sono responsabili del 4% delle emissioni di gas serra», percentuale che potrebbe raddoppiare entro il 2025. «Nel suo complesso, Internet è responsabile di circa il 7% del consumo energetico globale. Peggio ancora: la sua fame di elettricità sale dell’8% ogni anno che passa».

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Al diesel, alla pelle, alla pelliccia, alla plastica e all’agricoltura industriale. La ricerca di soluzioni facili ha spinto tutti fuori strada. Si sono persi di vista i valori più importanti: per l’industria, certo, ma anche per la società. Quali? La concretezza delle proposte e la coerenza coi risultati

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Le soluzioni facili hanno maggiore presa sull’opinione pubblica. Mentre l’ambientalismo assume prosa da propaganda millenaria. Chicco Testa spiega perché, oggi, il razionalismo non è più di moda

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Quelli “concretamente green” dell’industria conciaria italiana sono analizzati e raccontati nella 16esima edizione del Rapporto di Sostenibilità redatto da UNIC-Concerie Italiane. E si allineano alle direttrici dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Cioè, agli SDGs: Sustainable Development Goals

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Alla concia si chiede di stringere i denti e di mettere in campo tutte le proprie risorse. Perché il ritorno di stagioni positive non è poi così lontano

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Liz Alessi, vice president con delega al Materials Development, ci definisce il senso, oggi, della pelle, in un mercato attento al processo e alle prestazioni, quanto al fashion

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Un anno positivo. Per certe griffe, certi prodotti, certi fornitori. Ma il business è selettivo: super-polarizzato tra chi ce la fa e chi no

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La sfida del lusso, a volerla ridurre ai minimi termini (o massimi, visti i valori in campo), finisce quasi sempre per essere giocata a Parigi

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La cultura pop recupera i codici stilistici del passato. La moda segue la scia. Guadagna spazio l’abbigliamento in pelle, dall’alta moda in giù

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La filiera della pelle è condannata a rimanere nell’ombra. Anzi, è chiamata a costruire una rete di valore e di conoscenza

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Un anno di fatica, ma che può segnare la ripartenza del mercato della materia prima. Una conceria per il leader italiano della carne? Finora non ce n’è stato bisogno

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State sereni: la giostra delle fantasiose alternative alla pelle non finisce mai di girare. Come sempre, designer e inventori da tutto il mondo lanciano sul mercato tessuti e prodotti ricavati da materie prime nuove, con qualità nuove, da lavorazioni nuove.

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Aziende familiari ancora alle prese col passaggio di consegne dal fondatore ai figli. Dinastie che hanno già assistito alla staffetta tra più generazioni. Casate secolari. La filiera della pelle è composta da family business che quotidianamente si interrogano sul tema: quale assetto societario garantisce il futuro più solido all’impresa?

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È ora che i family business cerchino nuovi partner? Un saggio dell’Università Cattaneo sull’impresa calzaturiera italiana solleva il quesito. La risposta non è la stessa per tutti

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