Chiudono FCA, Lamborghini e Ferrari: l’auto frena con Covid-19

Chiudono FCA, Lamborghini e Ferrari: l'auto frena con Covid-19

Per prudenza, come forma di attenzione ai dipendenti, per adeguare i locali di lavoro. Per queste e per altre ragioni, FCA, Lamborghini e Ferrari dispongono la chiusura dei propri stabilimenti. Mentre l’epidemia di Coronavirus indebolisce il mercato italiano dell’auto, già fiacco.

FCA, Lamborghini e Ferrari

Sono dunque chiusi fino al 27 marzo gli stabilimenti Ferrari di Maranello, Modena e della gestione. Il Cavallino rampante ha preso la decisione “nel rispetto dei lavoratori e per la tutela della loro serenità e di quella delle loro famiglie – sono le parole alla stampa del CEO Luis Camilleri –. Ferrari ha a cuore naturalmente anche i propri clienti e i propri fan: e per loro ci faremo trovare pronti a una grande ripartenza”. Altrettanto ha deciso di fare Lamborghini, che lascia a riposo fino al 25 marzo la fabbrica di Sant’Agata Bolognese. Il CEO Stefano Domenicali rassicura a La Repubblica: “Non ci sono contagiati, ma è un atto di sensibilità”.

 

 

Il mercato italiano

L’effetto Coronavirus non si registra solo nelle attività delle case automobilistiche premium. Il gruppo FCA chiude fino al 27 marzo gli stabilimenti italiani. Chiuderanno allo stesso modo anche altre strutture in Europa. Il mercato italiano dell’auto, intanto, decelera. I dati dicono che il rallentamento è iniziato prima dell’epidemia di Covid-19: gennaio e febbraio hanno segnato rispettivamente il -5,6% e il -8,8% su base annua. L’emergenza sanitaria ora non aiuta: “Bisogna capire quanto durerà questa situazione – dice a La Stampa Michele Crisci, presidente UNRAE (l’associazione dei distributori in Italia delle case automobilistiche estere) –: un mese di stop è probabilmente recuperabile, se invece si protrae anche ad aprile dovremo rivedere le nostre stime”. Le proiezioni parlavano a inizio anno di 1,6 milioni di auto vendute nel 2020, già in calo rispetto agli 1,9 del 2019. Ora la prospettiva più verosimile sembra essere quota 1,5 milioni, come nel 2013.

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