Il pragmatismo di Rolls-Royce sulla pelle e le sue alternative

Il pragmatismo di Rolls-Royce sulla pelle e le sue alternative

In un’epoca di steccati ideologici, il pragmatismo di Rolls-Royce spicca quasi come una best practice. Il brand britannico non monta negli interni delle sue vetture materiali alternativi alla pelle. Perché? Il suo pubblico non glielo ha chiesto. Se un giorno qualcuno dovesse interessarsi all’articolo, Rolls-Royce prenderà in considerazione la possibilità di vendere un abitacolo senza pelle: a patto che le soluzioni non di origine animale non compromettano la qualità di lusso.

Niente steccati

Quella di Rolls-Royce è una best practice, dicevamo. È quasi un riferimento intellettuale. Perché, nel frattempo, nel mondo delle quattro ruote c’è chi, per lisciare il pelo alla retorica vegana, elimina la pelle dai suoi cataloghi con una retorica inattuale e insostenibile. Come, da ultimo, Volvo. E, prima ancora, Mini, che paradossalmente fa parte di BMW, lo stesso gruppo che controlla anche Rolls-Royce. Magari i manager si parlassero di più tra di loro.

 

 

Il pragmatismo di Rolls-Royce

“Nessuni ci ha mai neanche chiesto interni vegani”. È Autocar a riprendere la risposta di Torsten Müller-Ötvös, CEO di Rolls-Royce, a chi gli chiedeva se intendesse abbandonare la pelle. Il manager di dichiara pronto a soddisfare eventuali richieste in direzione dei materiali alternativi. A una condizione: “La sostenibilità è molto importante per noi, ma non deve compromettere il lusso”.

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