Il 51% di Moreschi passa a Guido Scalfi: lavoratori in agitazione

Il 51% di Moreschi passa a Guido Scalfi: lavoratori in agitazione

Nuova proprietà, ma vecchi problemi. Il 51% di Moreschi passa a Guido Scalfi, ex patron del Gruppo Malerba. La notizia, pubblicata dal quotidiano Il Sole 24 Ore, non rasserena i dipendenti. Dal 29 luglio annunciano sciopero e presidio davanti la sede dell’azienda: chiedono più notizie sul loro futuro e su quello dello storico calzaturificio.

La crisi

Per Moreschi, 74 anni di storia, l’inversione del trend positivo è arrivata nel 2008. Tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 l’azienda è costretta a rinegoziare il proprio debito con un pool di banche. Sembra il primo passo di un auspicato rilancio che, nei fatti, non arriva. La produzione scende e con essa anche il numero dei dipendenti. All’inizio del 2018 sono 350, oggi 233. A pieno organico, sottolinea Il Sole 24 Ore, la produzione era di 750 paia di scarpe al giorno, ma con i contratti di solidarietà al 20% si è ridotta a 570 paia. E tra il personale serpeggia il timore di un nuovo ridimensionamento.

 

 

Moreschi passa a Guido Scalfi

Timori che non sono stati fugati dall’arrivo di un nuovo azionista di maggioranza. “Abbiamo appreso che Guido Scalfi è il nuovo azionista di controllo con il 51%” afferma il segretario generale della Filctem Cgil di Pavia, Michele Fucci, al quotidiano. Il passaggio di mano dovrebbe essere avvenuto un paio di mesi fa. “Abbiamo chiesto un piano industriale e un incontro al nuovo azionista ma, finora, non abbiamo avuto modo di incontrarlo personalmente – continua il sindacalista –, perché ci ha mandato a dire dai suoi collaboratori che prima deve rinegoziare il debito con le banche”.

Le richieste dei lavoratori

Di fronte a questo scenario e con la richiesta di aumento dei contratti di solidarietà prospettata dai sindacati, i 233 dipendenti di Moreschi, dopo una riunione convocata dai sindacati, hanno deciso di manifestare con un presidio a oltranza che proseguirà fino alla presentazione del piano di rilancio. L’ufficio stampa del calzaturificio, da noi contattato, ha preferito non commentare la situazione, riservandosi la possibilità di lasciare la parola alla famiglia Moreschi. (mv)

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