La reazione del calzaturificio Emanuela alla bolletta (triplicata)

calzaturificio emanuela

La bolletta energetica è triplicata. E la prima soluzione (fin qui) è sborsare 400.000 euro per realizzare un impianto fotovoltaico. È l’esperienza di Emanuela Bacchilega, titolare del calzaturificio Emanuela di Bagnacavallo (Ravenna). L’azienda sviluppa un giro di affari annuo di circa 5 milioni di euro (l’85% in Italia). “Non potevamo proseguire a pagare bollette da 30.000 euro al mese e con un futuro pieno di incognite per il gas” afferma l’imprenditrice ravennate. Emanuela ha deciso di agire e di non restare ferma ad aspettare le soluzioni (e i tempi) della politica o un ripristino di una situazione di mercato “normale”.

Il sole per risparmiare

Per il calzaturificio Emanuela, dicevamo, le bollette dell’energia elettrica sono triplicate. Sono passate da 10.000-12.000 euro al mese a 30.000 euro. Emanuela Bacchilega è consapevole che altre imprese hanno subito una percentuale di aumento molto più elevata. Ma ha preferito affrontare la situazione e agire. Ha investito 400.000 euro per dotarsi di un impianto fotovoltaico col quale coprirà il tetto del suo fabbricato industriale di 7.500 metri quadrati. L’impianto non renderà completamente autosufficiente l’azienda, ma rappresenta uno scudo. “In pochi anni avremo ammortizzato l’investimento – afferma l’imprenditrice al Resto del Carlino – e saremo al riparo da crisi energetiche e maxi bollette”.

 

 

No alla delocalizzazione

Il calzaturificio Emanuela per contenere il consumo di energia lavora su due turni (non in orari notturni). La produzione è di 700.000-800.000 paia di scarpe l’anno. L’azienda occupa una sessantina di persone. Altrettante lavorano nei laboratori terzisti locali dell’indotto. “Non abbiamo mai pensato di delocalizzare, siamo consapevoli che un’azienda ha anche un ruolo sociale e vogliamo rispettarlo fino in fondo”, conclude Bacchilega. (mv)

Foto dai social

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