La scarpa italiana e i primi 9 mesi 2022: record e schizofrenia

La scarpa italiana e i primi 9 mesi 2022: record e schizofrenia

Il record dell’export traina il recupero della scarpa italiana. Sono, infatti, positivi i numeri dei primi 9 mesi del 2022, ma una lettura univoca diventa sempre più difficile in un comparto diviso tra chi è terzista per le griffe (e ha un buon andamento) e chi ha un marchio proprio (e soffre). Una schizofrenia che porta, nonostante un generale trend crescente, 2 calzaturifici su 5 ha segnalare un fatturato sotto i valori pre-Covid. È la fotografia scattata dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici dopo aver interrogato alcune aziende associate.

I primi 9 mesi 2022

La sintesi dei dati è presto fatta. Nei primi 9 mesi 2022 il fatturato del calzaturiero italiano è salito del 13,9% rispetto all’analogo periodo del 2021. L’export (operazioni di pura commercializzazione incluse) ha registrato il record di 9,35 miliardi di euro (+23,7% sul 2021 e +20,4% sul 2019) per 165,2 milioni di paia vendute (+11,7% sul 2021 e +3,9% sul 2019). Il prezzo medio al paio è salito a 56,60 euro (+10,7%). I consumi interni sono cresciuti del 13,3%, ma ancora restano sotto del 3,5% sul 2019. Da gennaio a settembre 2022, il settore ha perso 180 imprese. Gli addetti aumentano (+2,3%) ma il loro numero non ha ancora raggiunto il livello prepandemia. La Cassa Integrazione diminuisce dell’82% sul 2021, ma resta a +80% sul 2019.

 

 

Il commento della presidente di Assocalzaturifici

Sono due gli aspetti evidenziati da Giovanna Ceolini, presidente Assocalzaturifici. Il primo: “Nonostante l’incremento a doppia cifra del fatturato e la previsione di tornare sui livelli pre-pandemia alla fine dell’anno, il forte aumento dei costi erode i margini delle imprese”. Le quali sono “costrette ad affrontare, oltre ai rincari delle materie prime, la fiammata senza precedenti dei listini energetici”. Il secondo: “Permane una rilevante disomogeneità tra le aziende, con 2 su 5 tuttora con fatturato sotto i valori pre-emergenziali”. La stessa Ceolini evidenzia l’attuale clima di incertezza in un contesto in cui diversi fattori contribuiscono alla riduzione della domanda di beni. Record e schizofrenia, insomma.

Chi importa più made in Italy al mondo?

A spingere l’export verso il record sono gli Stati Uniti, i cui acquisti sono cresciuti del 61% in valore e del 28% in volume da gennaio a settembre 2022 rispetto allo stesso periodo di un anno fa. La Cina, nonostante i problemi legati alla gestione della pandemia, ha fatto registrare +43% in valore e +7% in quantità. Poi: bene Germania (+26% in valore e +18% in quantità) e Francia (sostenuta dagli ordini del lusso). Male Russia e Ucraina (-32%). (mv)

Foto di repertorio, archivio La Conceria

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