Un tempo era un fenomeno: che fine ha fatto l’hype per Supreme?

Un tempo era un fenomeno: che fine ha fatto l’hype per Supreme?

Che fine ha fatto l’hype per Supreme? Quattro anni fa si formavano lunghe code all’ingresso dei negozi, ma ora ciò non accade più. Sta perdendo appeal. E VF Group, che l’ha acquistato nel 2020 per 2,1 miliardi di dollari, si sta probabilmente mangiando i gomiti. Perché investe, ma i ritorni non arrivano. Nell’ultima conference call i manager hanno commentato la svalutazione del marchio di 313 milioni di euro registrata nel bilancio. Quali strategie per risollevarlo?

Acquisizione troppo onerosa

Sono passati quasi tre anni da quando VF Corp ha comprato Supreme. Già allora diversi analisti affermarono che la valutazione di 2,1 miliardi era troppo alta per un marchio che aveva solo 11 negozi. Ognuno di loro non poteva valere 200 milioni di dollari. Ma per Steve Rendle, all’epoca CEO di VF Group, sarebbe stato facile arrivare ad un miliardo di dollari di vendite. Oggi la realtà è ben diversa. Secondo Highsnobiety, le entrate di Supreme sono inferiori a 450 milioni di dollari. I negozi sono (solo) 15. Nel 2022 le perdite per la riduzione del valore degli asset di Supreme sono 735 milioni di dollari. Lo scrive ladymax. Il marchio ha 13,23 milioni di fan su Instagram, un calo di 100.000 unità rispetto a un anno fa e di oltre 7 milioni rispetto all’epoca d’oro del brand.

 

 

La fine dell’hype per Supreme

Oggi il mercato sembra indifferente verso Supreme. Un declino quasi prevedibile poiché la scena dello streetwear di oggi non è più quella di una volta. Inoltre, Supreme fondava il suo valore anche sulla scarsità dei suoi prodotti, elemento che oggi non c’è più a causa dell’aumento della produzione. Ma d’altronde la crescita del marchio passa inevitabilmente attraverso operazioni commerciali su larga scala, dalla crescita della produzione e dall’espansione del retail. Con il rischio che Supreme diventi un marchio di abbigliamento di massa. A complicare la vita del brand anche l’aneurisma all’aorta che ha colpito lo scorso ottobre il direttore creativo Tremaine Emory, che si sta ancora riprendendo.

Le strategie di VF

VF Group, che non potrebbe dire altro, crede ancora nel potenziale del marchio, continua ad investire ed è certo che presto verrà premiato. Le strategie di VF sono tre: collaborazioni, per aumentare l’influenza del marchio; lo sviluppo di nuove categorie come le calzature; continuare ad aprire nuovi negozi, concentrandosi sull’espansione del mercato asiatico. Se non ci riuscirà vorrà dire che VF Group avrà fatto un cattivo affare prendendo Supreme. (mv)

Foto dai social

 

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