La pelle e la necessità dell’innovazione: intervista a Dermacolor

La pelle e la necessità dell’innovazione: intervista a Dermacolor

La necessità dell’innovazione, nel settore chimico-conciario, è “pane quotidiano”. Così come la (correlata) priorità di proporre, in modo costante, soluzioni che permettano alla pelle di fare un continuo upgrading sostenibile. Il tutto, gestendo una fase di mercato complessa come quella attuale. Un esempio di una mission di questo tipo è quello di Dermacolor, azienda chimica di Castelfranco di Sotto. Ne parliamo in questa intervista con i titolari, Valentina Palagini e Andrea Meucci (nella foto).

Il mercato

Come si è evoluto il 2020, alla luce della violenta criticità generata da Covid?

Il 2020 è stato un anno difficile. Il coronavirus ha complicato i nostri piani, ma abbiamo cercato di adattarci con rapidità al cambiamento rimodulando i nostri programmi. Incrementando la ricerca e sviluppando nuovi prodotti e nuovi processi produttivi.

In che modo avete gestito questa criticità?

Ci siamo concentrati sui costi aziendali, riorganizzando le attività dei nostri dipendenti. In modo che i nostri clienti potessero sempre continuare a contare sul nostro servizio e sulla qualità dei nostri prodotti.

Come è iniziato il 2021 e che prospettive avete per l’anno in corso?

Al momento, con la pandemia ancora in corso, la situazione è critica. È chiaro che i lockdown bloccano e frenano le vendite, si avvertono però molti segnali positivi e molto interesse. Per questo siamo fiduciosi che nei prossimi mesi il mercato possa ricominciare a crescere.

La necessità dell’innovazione

Quali sono, per il settore chimico-conciario, le principali priorità?

Innovazione e ricerca rimangono sempre alla base del nostro lavoro. Da alcuni anni, ormai, anche le certificazioni di prodotto e di processo sono diventate sempre più fondamentali.

D-Light Blue

Avete realizzato una nuova linea di processo, D-Light Blue: da dove nasce questo progetto?

Nasce da un’idea di Umberto Palagini, storico fondatore dell’azienda insieme a Carlo Meucci. Per anni ha lavorato a questo progetto con la speranza di sviluppare una concia senza pickel. Questa fase rappresenta, infatti, il momento più problematico della lavorazione. Questo processo permette di saltarla completamente utilizzando due nuovi prodotti messi a punto nei nostri laboratori senza, però, modificare il risultato tecnico ed estetico del pellame conciato.

Quali sono le sue caratteristiche e i suoi obiettivi?

Il sistema D-Light Blue permette di passare direttamente dalla fase di macerazione a quella di concia, riducendo da 4 a 3 i giorni necessari per la concia al cromo. Con il sistema tradizionale dopo la macerazione servono 3 ore di pickel più un’intera notte di “riposo”. Mentre, con il nostro processo, dopo 2 ore dalla fine della macerazione si può immettere subito il cromo, senza modificare le caratteristiche del prodotto finale.

Oltre al contenimento dei tempi, quali sono le altre percentuali di riduzione?

L’utilizzo di questo nuovo processo permette alla conceria di ridurre i costi di lavorazione, ma anche di abbattere significativamente le sostanze inquinanti (solfati e cloruri) negli scarichi idrici. La riduzione percentuale oscilla fra il 64 e l’84% per i cloruri e tra il 33 e il 59% per i solfati. Di conseguenza, eliminando la fase di pickel dal processo produttivo, D-Light Blue andrà a togliere il principale fattore di rischio chimico per la salute dei lavoratori. A testimonianza del valore del nostro processo, recentemente D-Light Blue ha ottenuto la certificazione ISO 17033 – 2019 (Asserzioni etiche ed informazioni di supporto, ndr).

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