A difesa della pelle: decreto in uscita dal Consiglio dei Ministri

A difesa della pelle: decreto in uscita dal Consiglio dei Ministri

La voce è quella di Alessia Morani, Sottosegretario MISE (Ministero dello Sviluppo Economico. “Per il settore conciario italiano e UNIC – Concerie Italiane è in arrivo una buona notizia”. In altre parole, “dal prossimo Consiglio dei Ministri – continua Morani (nella foto, Imagoeconomica) – uscirà il Decreto Legislativo che tutela la pelle vera rispetto a qualsiasi forma di concorrenze scorretta”. Un passo, importante, in avanti a difesa della pelle. Anche se non definitivo, poiché l’iter istituzionale è ancora complesso e lungo. Il passo successivo, infatti, sarà la valutazione delle Commissioni competenti di Camera e Senato.

Tutela

“Un settore così importante, come quello conciario – spiega il sottosegretario Morani – ha bisogno da parte del Governo italiano di un provvedimento che tuteli la pelle vera e la differenzi da qualsiasi materiale sintetico”. Anche perché, “l’industria conciaria italiana, nel tempo, ha fatto passi da gigante nel suo approccio ambientale e con grandi investimenti anche nella gestione di tutti gli aspetti sociali della sua attività. Parliamo di un comparto che fattura quasi 5 miliardi di euro l’anno. Il Governo ha il dovere di tutelarlo da qualsiasi forma scorretta di concorrenza”. Senza dimenticare, che un Decreto come questo, “difende anche il consumatore, che potrà distinguere, nei suoi acquisti, i materiali e la loro qualità”.

 

 

Definizione

“Schema di decreto legislativo recante nuove disposizioni in materia di utilizzo dei termini “cuoio”, “pelle” e “pelliccia” e di quelli da essi derivati o loro sinonimi e la relativa disciplina sanzionatoria ai sensi dell’articolo 7 della legge 3 maggio 2019, n. 37 – Legge europea 2018”.

Contenuto

Il decreto, all’articolo 2, mette nero su bianco e spiega nel dettaglio le definizioni di cuoio, pelle, cuoio rivestito, pelle rivestita, pelliccia e rigenerato di fibre di cuoio. Successivamente, all’articolo 3, impone il divieto di “immettere e mettere a disposizione sul mercato” materiali o manufatti “che non rispettino le corrispondenti definizioni” indicate all’articolo 2. In pratica, taglia alla radice la furbizia di vendere articoli presentandone i materiali utilizzando questi termini in modo distorto, “sia come aggettivi sia come sostantivi, anche se inseriti con prefissi o suffissi in altre parole o in combinazione con esse”. Per esempio, la famigerata “ecopelle”.
Il dado, quindi e finalmente, potrebbe essere tratto.

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