Chanel fa cadere l’argine delle pelli esotiche: “Non le usiamo più: difficile trovare fonti affidabili”

Innanzitutto Bruno Pavlovsky, presidente Chanel, spiega: “Non ce lo ha imposto nessuno: è una scelta libera”. Poi arriva la stoccata: la griffe francese rinuncia per le future collezioni non solo all’impiego della pelliccia (come già fatto da molti altri competitor), ma anche a quello delle pelli esotiche (tra cui coccodrilli, serpenti, razze e lucertole). All’origine della scelta, come riporta WWD, c’è una questione di supply chain: Chanel lamenta la difficoltà di instaurare rapporti di approvvigionamento della materia prima che rispettino gli standard dell’azienda. Nel dare l’annuncio, a margine delle presentazioni newyorchesi, Pavlovsky ha spiegato che Chanel impiegherà tempo per esaurire tutti i prodotti in pelle esotica ora in distribuzione e che, per quanto riguarda la pelle, si concentrerà sugli approvvigionamenti da compagnie consolidate della filiera “agri-food”. Gli analisti, interrogati dalla stampa internazionale, pongono questioni finanziarie (del tipo: come la maison sostituirà in bilancio gli alti margini garantiti dagli accessori in rettile) o di marketing. Per l’area pelle, però, la notizia ha un chiaro retrogusto amaro. Certo, rimane la considerazione che, a differenza dei concorrenti del lusso (vedi Hermès, Kering, LVMH), Chanel è l’unica a non aver integrato nella propria filiera concerie specializzate nel rettile o allevamenti: questo spiega le difficoltà della supply chain. Ma l’esempio offerto dalla griffe rischia di creare un pericoloso precedente. Così come nell’autunno 2017 l’addio di Gucci alla pelliccia ha causato uno smottamento di griffe, e-tailer e fashion show verso il “fur-free”, la mossa di Chanel, giunta a poche settimane da quella analoga di DVF, spinge un po’ più in là il confine dell’etica applicata alla moda. La sensazione è che sia caduto un argine: il rischio è che gli uffici direttivi dei grandi brand, abbandonata quasi completamente la pelliccia al livore degli ultra-animalisti, possano decidere in maniere “precauzionale” di fare altrettanto con le pelli esotiche.

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