Già il 2019 per la pelle di UK e Francia non è stato un granché

Già il 2019 per la pelle di UK e Francia non è stato un granché

Nei dati del 2020 peseranno, inevitabilmente, le conseguenze della crisi Covid-19. Ma già il 2019 per la pelle di UK e Francia non è stato un granché. Scorrendo i dati pubblicati a breve distanza dalle associazioni di riferimento nei due Paesi, Leather UK e Conseil National du Cuir, si apprende che l’ultimo bilancio si è chiuso in area fortemente negativa.

Il 2019 per la pelle di UK e Francia

Le esportazioni complessive della pelle francese (dal grezzo al finito, passando dal semi-lavorato) hanno perso il 20,8% su base annua. Il dato, come spiegano da Leather UK al magazine ILM, è particolarmente grave perché già il 2018 (-14,9%) era stato un anno negativo. Tornando al dettaglio del 2019, si osserva come il fatturato estero delle pelli wet blue (-30%) sia andato peggio di quello del finito (-9,11%). Le pelli ovicaprine, che nel 2019 crescono sia in volume che in quantità, rappresentano l’unica nota positiva del report. Perché, intanto, non è andato bene neanche l’import, che ha ceduto il 53% in valore e il 40% in volume.

Allons enfants

Il bilancio, dicevamo, è negativo anche per la pelle francese. Nel 2019 l’export di materia prima ha perso il 22%, mentre quello di pelli finite il 12%: le due categoria hanno raccolto rispettivamente 217 e 196 milioni di fatturato. Reggono le importazioni di materia prima bovina, ferme ad appena il -2%: le concerie dell’Esagono hanno aumentato gli acquisti da USA (+9%), Zimbabwe (+5%) e Australia (+19%).

 

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