Il Comitato Internazionale della Filiera Pelli (GLCC) mette i paletti: “Distinguere la pelle dai bio-materiali”

Mettere in chiaro cosa è pelle e, soprattutto, distinguere cosa non lo è nel senso tradizionale del termine. È la priorità che pone GLCC Global Leather Coordination Committee, rappresentanza che include ICT (International Council of Tanners), IULTCS (la sigla che riunisci i chimici del cuoio) e ICHSALTA (l’associazione dei trader), in vista della prossima riunione dell’International Standards Organization (ISO). Il comitato internazionale di riferimento dell’area pelle, da sempre impegnato per la tutela del termine, chiede che nella definizione dello standard rimanga esplicito che con il lemma si intendono materiali derivati dalla lavorazione di spoglie animali. Ma all’attenzione di GLCC, che si è riunito il 30 agosto a Shanghai in occasione di ACLE, oltre alla concorrenza (sleale) dei prodotti alternativi, si pone la sfida dei materiali bio-fabbricati, cioè quelli che non derivano dalla lavorazione dell’usuale materia prima conciaria, ma dalla coltivazione in laboratorio di collagene. GLCC spiega che per le sigle del settore è prioritario individuare definizioni tecniche e commerciali che distinguano la pelle come tradizionalmente intesa dai materiali bio-fabbricati, che vanno descritti ed etichettati in modo che non ci possano essere confusioni sul mercato. (Anche) al tema del rapporto con i nuovi risultati della bio-ingegneria è dedicato Lineapelle Innovation Square, l’hub per l’innovazione (e per l’ispirazione) di scena dal 25 al 27 settembre a Lineapelle. Qui sarà ospite Modern Meadow, società statunitense che sta sviluppando un bio-materiale, di cui potete leggere un approfondimento sul numero 28 de La Conceria.

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