Il paradigma di Dani: carbonio organico per una pelle più green

Il paradigma di Dani: carbonio organico per una pelle più green

Il senso, in estrema sintesi, è: produrre un materiale di “dimostrabile naturalità”. Il che può sembrare quasi banale, come obiettivo. Ma (assolutamente) non lo è. Parliamo di pelle, ovviamente, e l’obiettivo di cui sopra è quello che si pone il nuovo paradigma green di Dani. “Il fatto che recuperiamo uno scarto della catena alimentare, la pelle bovina – dice Giancarlo Dani, CEO del gruppo conciario vicentino -, ci pone a pieno titolo in una posizione privilegiata nell’ambito dell’economia circolare”. Non solo: “Siamo impegnati da sempre nel porre una maggiore attenzione al rispetto dell’ambiente, ma ora, ancor di più, dobbiamo impegnarci verso una produzione sempre più orientata al minor consumo di risorse”. In altre parole: “Non basta più solo ridurre l’inquinamento: occorre ricercare e usare prodotti sempre più biologici, provenienti da fonti rinnovabili”. E qui, entra il gioco la sfida del carbonio organico.

Carbonio organico per una pelle più green

“In questo senso – spiega Dani – diventano determinanti la selezione e la scelta dei prodotti chimici”. In altre parole, individuare quelli “con basso Carbon Footprint, con la più elevata biodegradabilità e con il più alto contenuto bio-based”. Si fa riferimento, in quest’ultimo caso,  a “prodotti ricavati da biomasse vegetali, derivanti da scarti di lavorazione di cereali, polissacaridi e simili”. Ma anche, continua Dani, “da biomasse animali, derivanti da scarti di lavorazione della stessa filiera della pelle. Le prime apportano un elevato tenore di carboidrati, le seconde un importante contributo di materiale proteico”. In questo modo, “ci orientiamo su prodotti che non hanno origine fossile, per cui non andiamo a impoverire ulteriormente le risorse naturali, e utilizziamo biopolimeri esenti da sostanze pericolose e con basso impatto ambientale”. Conseguenza: “Tutto ciò ci permette di pensare a un nuovo paradigma, valutando nei pellami conciati la quantità di carbonio organico, proveniente da fonti rinnovabili e quindi bio-based”.

 

 

Miglioramento continuo

L’equazione è semplicissima: maggiore è il contenuto di carbonio organico, più la pelle è green. “Questo contenuto – spiega Dani – lo si rileva con il test del C14. Abbiamo verificato che, da una ricetta standard di concia che esprime un bio-contenuto del 13% di carbonio organico, si è passati al 61% usando una serie di prodotti bio-based. Il nostro obiettivo, ora, è di portare questo limite fino al 95%. Tutto questo ci permetterà di accentuare il valore naturale insito nella pelle per definizione. Ci permetterà di difenderci dai materiali alternativi e sintetici perché dovranno dimostrare di poter competere con valutazione di naturalità. Ci permetterà di non temere di elevare quanto più possibile proprio la caratteristica fondamentale della pelle, che è proprio questa naturalità. E di accentuarne in modo sostanziale la dimensione biodegradabile”. Un nuovo paradigma: una vera e propria sfida.

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