“In Francia non si fa abbastanza per difendere il termine cuir”

“In Francia non si fa abbastanza per difendere il termine cuir”

Gli industriali francesi chiedono che l’Eliseo difenda davvero il termine cuir. Filière Française du Cuir prende a modello le misure adottate di recente in Portogallo e, prima, in Italia sulla spinta di UNIC – Concerie Italiane. E chiede al Governo di muoversi in maniera fattiva nella stessa direzione. Ne fa una questione di tutela del prodotto. E, soprattutto, dei diritti dei consumatori. Perché definire “pelle” un materiale che pelle non è vuol dire mentire e appropriarsi di meriti che non si hanno.

Difendere il termine cuir

La pelle deriva dal recupero degli scarti dell’industria alimentare ed è solo di origine naturale. Tutto il resto non si può definire “pelle”. Lo ribadiscono a gran voce i rappresentanti della Filière Française du Cuir, che adesso pretendono dal Governo la tutela fattiva dei prodotti di originale naturale. In Francia è in vigore dal 2010 un decreto che disciplina nel codice del consumo l’uso dei termini “cuoio” e “pelle”: il presidente Emmanuel Macron lo faccia rispettare.

 

 

Le proposte

“Oggi la trasparenza verso i consumatori che vogliono acquistare responsabilmente è diventata una questione centrale. Gli abusi del linguaggio di grandi marchi o dei media sono dannosi per l’industria della pelle – spiegano i vertici di Filière Française du Cuir -. A difesa della pelle, affinché ne siano riconosciute e preservate la specificità e l’originalità, l’industria avanza quindi le proprie proposte”. Quali? “La prima è la tutela dell’uso della parola, mediante una rigorosa applicazione del decreto del 2010. Urge poi armonizzare la legislazione europea sul tema, per poi sostenere gli investimenti in tracciabilità proprio per la maggiore trasparenza verso i consumatori”. (art)

Leggi anche:

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×