Leggi induiste e contagi mettono in ginocchio la pelle indiana

Leggi induiste e contagi mettono in ginocchio la pelle indiana

Leggi contro il commercio di bovini e contagi mettono in ginocchio la pelle indiana. A monte della filiera, agricoltori e allevatori dello Stato del Karnataka stanno toccando con mano i problemi derivanti dalla nuova legge d’ispirazione induista promulgata nel 2020 ed entrata in vigore a gennaio 2021. Chi acquista, vende, trasporta e macella animali rischia 7 anni di carcere e una multa fino a 500.000 rupie. A valle, invece, le filiere dell’abbigliamento e della pelletteria non riescono a mandare avanti la loro attività. Perché? A causa dei tantissimi lavoratori assenti lungo la filiera a causa dei contagi da Coronavirus.

La legge che mette in ginocchio la pelle

Nel 2020 il governo del Karnataka ha approvato il Prevention of Slaughter and Preservation of Cattle Act. La legge, dicevamo, vieta l’acquisto, la vendita, il trasporto, la macellazione, il commercio di mucche, tori, bufali e buoi. Le uniche eccezioni sono i bufali di età superiore ai 13 anni e i bovini malati terminali, ma solo previa certificazione di un veterinario. I colpevoli possono essere puniti con il carcere fino a sette anni e sanzionati con una multa compresa tra 50.000 e 500.000 rupie, vale a dire da 600 a 6.000 mila euro. Una cifra astronomica per la maggior parte degli indiani. Finora, stando a quanto riporta theprint.in, 500 persone sono già state arrestate. Tra loro anche conciatori e operai dei macelli. Proprio la concia è uno dei settori che registra le ricadute più pesanti, non potendo più contare su molti lavoratori – la maggior parte appartenenti alla minoranza Dalit – e dovendo affrontare sanzioni molto pesanti.

Spedizioni bloccate

Intanto, a valle, tutto risulta bloccato dalla crescita dei contagi. Gli esportatori di abbigliamento e pelletteria dei più grandi distretti e porti stanno facendo i conti con la carenza di personale. Come riporta economictimes.indiatimes.com, ad esempio, l’incremento dei contagi ha bloccato nelle loro abitazioni 300.000 sarti. A ciò va aggiunto che i lavoratori migranti non stanno più raggiungendo i centri di produzione. Una situazione che preoccupa molto produttori e commercianti che temono di non riuscire a rispettare gli ordini di clienti americani ed europei. (art)

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