Longchamp contro il greenwashing: “Il cuoio vegano è una bugia!”

Longchamp contro il greenwashing: “Il cuoio vegano è una bugia!”

Longchamp contro il greenwashing: è a favore della sostenibilità, pratica intrinseca alla manifattura di lusso, ma è refrattaria agli slogan. A tal proposito, Longchamp chiarisce: “Il cuoio vegano è una bugia”. La griffe francese impiega materiali sintetici: è fresca di presentazione una collezione di pelletteria in nylon. Ma a ogni cosa il proprio nome. Lo spiega Jean Cassegrain, CEO di Longchamp e nipote del fondatore, a Le Figaro – Madame: “Le persone preferiscono messaggi semplici, ma la realtà è complessa”.

Longchamp contro il greenwashing
La sostenibilità va di moda. Anche troppo: per questo Longchamp si dice contro il greenwashing. “Lo rifiutiamo! La nostra risposta sta nella cultura familiare di produttori, artigiani – spiega Cassegrain –. Praticavamo lo sviluppo sostenibile molto prima che fosse coniata l’espressione”. Certe attenzioni, d’altronde, sono proprie della manifattura d’alta gamma. “Un artigiano di Longchamp rispetta i suoi materiali, non gli piace sprecare e usa il massimo della pelle – continua il CEO –. Non abbiamo inventato nulla, questo processo è sempre esistito nella storia della pelletteria”.

Il cuoio vegano non esiste
A proposito di greenwashing, Cassegrain ne ha da ridire pure sul boom di offerta di “cuoio vegano”, come spesso chiamano commercialmente alcuni materiali alternativi e succedanei. Che cosa ne pensa, chiede l’intervistatore? “Che non è in pelle, quindi va chiamato diversamente – tuona il CEO di Longchamp –. Usurpano il nome: pelle vegana suona bene, ma è una bugia. Per lo più si tratta di quello che io e te definiremmo vinile, o skai”.

Nobiltà di filiera
Cassegrain bandisce le scorciatoie terminologiche, così come le fake news che spesso le accompagnano: “Si leggono così tante sciocchezze al riguardo – ricorda –. La pelle è una materia prima rinnovabile. Nessuna mucca è allevata per la sua pelle. A differenza del petrolio, non esauriremo la capacità della natura”. Se la pelle ha valore positivo, altrettanto ne ha l’industria che la produce: “La conceria ricicla da cinquemila anni – conclude –, poiché trae da un rifiuto qualcosa di nobile. Se ne ha un’immagine di attività inquinante, mentre il settore è serio”.

Foto da account Facebook di Longchamp

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