Myanmar: il golpe mette in ginocchio la filiera della pelle

Myanmar: il golpe mette in ginocchio la filiera della pelle

Il colpo di Stato in Myanmar scuote anche la locale industria conciaria. Il golpe in corso nell’ex Birmania sta avendo effetti drammatici sulla popolazione e ha riacceso la lotta per le autonomie regionali. Ma gli effetti di ciò che sta accadendo colpisce anche diversi settori economici e mette letteralmente in ginocchio la filiera della pelle.

Tensioni e instabilità

Il golpe in Myanmar ha avuto inizio la mattina del 1° febbraio 2021. Protagonisti sono i militari delle forze armate birmane impegnati a rovesciare il governo di Aung San Suu Kyi, che hanno arrestato. Aung San Suu Kyi aveva vinto le elezioni del 2020 con la Lega Nazionale per la Democrazia. Lo scorso gennaio, il generale Min Aung Hlaing, capo delle forze armate, ha contestato i risultati delle elezioni. Da allora il Myanmar ha conosciuto una tensione crescente che ha portato al colpo di Stato e alle conseguenti proteste di massa. Questa situazione sta condizionando pesantemente l’economia del Paese.

 

Filiera della pelle in ginocchio

Stando a quanto riporta leathermag.com, il colpo di Stato ha messo in ginocchio non solo l’industria conciaria, ma  l‘intera filiera della pelle. Secondo i dati delle Nazioni Unite, l’export di pelle vale per il Myanmar un terzo del totale nazionale. La filiera dà inoltre lavoro a 700.000 persone. Il conciatore Li Dongliang spiega che da quando è iniziato il golpe ha lavorato al 20% della capacità e che la sua azienda ha resistito solamente grazie agli ordini che ha registrato prima di quel momento. “Non avremmo altra scelta che rinunciare al Myanmar se non ci sono nuovi ordini nei prossimi mesi” dice. Il conciatore ha già visto fuggire 400 dipendenti mentre alcuni suoi colleghi hanno trasferito le attività in Cina, Cambogia e Vietnam. Questo, per “seguire” i clienti  che, causa golpe, hanno interrotto ogni attività commerciale con il Myanmar.

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