Sono due i fronti di battaglia della pelle francese nel 2022

Sono due i fronti di battaglia della pelle francese nel 2022

Siamo ancora agli inizi dell’anno solare. Ma per la pelle francese il 2022 si presenta già con due fronti di battaglia. Come hanno spiegato i vertici del Conseil Nationale du Cuir (CNC), sigla che rappresenta l’intera filiera (dal bottale al prodotto finito), sul primo le concerie transalpine si sentono abbastanza sicure del fatto loro. Per l’altro, invece, hanno bisogno del sostegno delle autorità nazionali e comunitarie.

I due fronti di battaglia

Partiamo dal fronte più caldo. Quello più difficile. Quello che, nelle parole del presidente Frank Boehly, riguarda la “difesa della pelle e del termine pelle”, che vanno tutelati da “chi le mette in discussione”. Il problema è che, malgrado una legge del 2010 definisca cosa si può definire “cuir” e che cosa no, molti (troppi) prodotti arrivano sul mercato transalpino con diciture commerciali scorrette e sleali. “I materiali di matrice vegetale – sono le parole di Boehly riprese dalla stampa locale – usano impropriamente la parola pelle. Allo stesso tempo, paradossalmente, denigrano l’industria conciaria. Ciò provoca una certa confusione tra i consumatori”. È un fenomeno internazionale che conosciamo molto bene anche in Italia e sul quale ha di recente legiferato il Portogallo. Proprio per questo, cioè proprio perché il problema richiede un approccio più grande dei confini del singolo Paese, Boehly si propone di portare la questione in Commissione Europea.

 

 

Dove i lavori sono già a buon punto

Jérôme Verdier, che è presidente della sezione concia di CNC, aggiunge che c’è invece un fronte sul quale, tutto sommato, il settore può sentirsi più a buon punto: quello della sostenibilità ambientale e sociale. “Le nostre pelli – spiega – sono nei prodotti dei grandi marchi, che hanno preso forti impegni con il pubblico. Come fornitori, li sosteniamo”. Le aziende si aggiornano e investono nella certificazione dei propri progressi. Si avvantaggiano, rispetto ai competitor di altri continenti, della cornice normativa dell’Unione Europea. Che, con regolamenti come il ReACH, pone già l’asticella molto in alto: “Per le concerie si tratta di normative estremamente rigide, che ci vincolano sotto molti aspetti, ma ci aiutano anche a essere all’altezza delle aspettative dei clienti”.

Immagini da account social di CNC

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