Stop temporanei, chiusure forzate: in Cina continua la stretta ambientale sulle concerie di Wuji

Va a ondate, ma non sembra destinata a esaurirsi in tempi brevi. Nella provincia dello Hebei, un imprecisato numero di concerie del cluster di Wuji è stato costretto da ispettori governativi a fermare temporaneamente la produzione, perché (ancora) inquinanti e (ancora) in forte ritardo nell’adeguare e modernizzare i propri impianti di trattamento delle acque reflue. Lo riferisce Sauer Report, segnalando che almeno due di queste concerie sono state chiuse e che le ispezioni sono condotte a sorpresa, portando nei casi “meno gravi” a multe consistenti e in quelli peggiori all’incriminazione penale per reato ambientale. Le concerie di Wuji sono da mesi nell’occhio del ciclone. Nel 2016, il Ministero per la Protezione Ambientale, scoprì che nel fiume su cui incombono le aziende i livelli di cromoesavalente era cinque volte superiore allo standard fissato dal governo di Pechino.

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