Storie di consacurame e scorseri: Venezia, benvenuti alla Giudecca

La storia della concia alla Giudecca

La grande scritta G. Stucky si legge chiara fin dalla banchina delle Zattere. Quando si scende dal vaporetto alla Palanca della Giudecca e si percorrono le Fondamenta San Biagio, quell’imponente e vecchio palazzo impressiona per la maestosità. Oggi, al Molino Stucky di Venezia non si lavora più il grano. È diventato un hotel di lusso. Una trasformazione che suona un contrappasso. A fine 1800 il Molino aveva, a sua volta, preso il posto della chiesa dei Santissimi Biagio e Cataldo della sua scuola di conciatori.

Consacurame e scorseri
Nella lunga e affascinante storia dell’isola della Giudecca pagine importanti sono state scritte proprio dai “consacurame“: coloro che conciavano il cuoio. E dagli “scorseri“: i lavoratori di “scorse”, cioè di pelli. Questi ultimi imparavano il mestiere in un’altra scuola che sorgeva poco distante, nella chiesa di Sant’Eufemia, sempre alla Giudecca.

La Zeuca
Nei tempi antichi, il duro lavoro della concia avveniva proprio in quell’isola. Al di là di quel grande canale che separa la parte abitata della città dall’allora zona industriale sviluppatasi nella Zueca, l’antico nome dell’isola. Tra le ipotesi per definire questo toponimo ce n’è uno che, proprio, sottolinea il legame tra l’isola e la pelle.

Il toponimo
In Friuli-Venezia Giulia, in particolare nell’area di Trieste, la concia delle pelli era definita con il termine Zudicare. I luoghi dove si conciava erano le Zudiche. Secondo le ricostruzioni storiche più accreditate, a importarla a Venezia furono gli ebrei attorno all’XI secolo. E alcuni di essi provenivano proprio da Trieste.

Anno 1271
A causa dei forti odori, un decreto datato 1271 stabilì che tutti gli impianti in cui si conciavano le pelli dovessero essere trasferiti alla Giudecca. Qui le pelli arrivavano dall’Egitto e dalla Russia. Lo stesso documento stabilisce anche le regole da rispettare per poter svolgere tale attività. Per esempio: non  avere meno di 11 anni.

Industria fiorente
L’attività delle concerie crebbe notevolmente. La Giudecca arrivò a ospitare fino a 24 concerie. La loro produzione era destinata alle guarnizioni delle barche e delle navi, alla confezione di calzature, borse e accessori. Ma anche per rivestire scudi, elmi, armi e rilegare i libri.

Il Fontego del Curame
Nella seconda metà del 1400, il Senato della Serenissima stabilì che da quel momento tutte le pelli conciate alla Giudecca andavano custodite in un magazzino ad hoc, da edificare a Rialto. La compravendita del pellame, quindi, trovò casa esclusiva all’interno del cosiddetto Fontego del Curame, abbattuto nel 1800.

La Ditta Giacomo Pivato
Un quadro accurato sulla concia alla Giudecca è stato descritto, nel 1930,  da Sicinio Bonfanti, direttore delle scuole comunali dell’isola. Nel libro “La Giudecca nella storia nell’arte nella vita” spiega: “Circa 80 anni fa, nel palazzo Emo, in fondamenta San Biagio, aveva ancora sede una rinomata conceria, la Ditta Giacomo Pivato. E vi lavoravano ben 150 operai: le pelli fresche erano fornite dal macello di Venezia, quelle per tomaie provenivano dall’estero (…). Qualche vecchio operaio ricorda come la fabbrica servisse buona parte del Veneto. Una specialità era il cosiddetto marocchino, con pelli provenienti da Scutari. Lo stabilimento continuò a funzionare, con varia forma e fortuna, fino a una trentina d’anni fa”.

Altre concerie
Continua Bonfanti: “Altre concerie di qualche importanza erano quelle della ditta Grasselli alle Corti Grandi, della Ditta Baroni alle Corti Piccole, della ditta Berengo Gardin in calle dell’Olio. Altra ditta che ha lasciato onorevoli ricordi, è quella di Giuseppe Gerlin, che era ritenuta fra le primarie e i cui corami e cordovani conquistarono anche i mercati esteri, perché eguagliavano non solo i migliori prodotti nazionali ma anche quelli di Francia e Inghilterra”.

Vocazione artistica
Il passato conciario della Giudecca è ormai un ricordo. Oggi l’isola è sede di importanti mostre e palazzi prestigiosi. Il legame tra ciò che è stato e ciò che è, però, è molto forte. Lo scorso marzo, in occasione della 58esima edizione della Biennale, è stato inaugurato a Venezia il Giudecca Art District, primo distretto artistico permanente della città lagunare.

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