UNIC e UniPadova, il distretto veneto della concia è una ricchezza

UNIC e UniPadova, il distretto veneto della concia è una ricchezza

Il distretto veneto della concia non è solo complessità, ma anche ricchezza, che viene dalla stretta e complessa interrelazione tra numerosi soggetti che interagiscono. È ciò che emerge dallo studio condotto dalla professoressa Eleonora Di Maria, docente di Economia e Gestione delle Imprese dell’università di Padova, illustrato ieri (martedì 30 marzo 2021) durante il webinar organizzato da UNIC – Concerie Italiane che potete rivedere interamente cliccando qui.

Lo studio

Di Maria ha messo in luce con il suo studio come il successo del distretto vicentino sia strettamente legato alla sua interconnessione con la Global Value Chain. “Uno dei segreti è la capacità di efficientare i propri processi supportando in maniera molto efficiente le due fasi a monte e a valle – spiega -. Da un lato R&D e progettazione, dall’altro branding e marketing”. Parallelamente il distretto ha esteso l’attenzione all’ambiente mostrato dalle aziende, fattore chiave sempre di più verso la promozione dei propri prodotti, ai suoi fornitori. “Le compagnie stanno investendo in sostenibilità e responsabilità sull’ambiente e la comunità. C’è anche attenzione alla crescente domanda dei clienti su prodotti green e sostenibilità – continua la docente -. Tutto ciò è fondamentale anche per l’aspetto pubblico di tutti i portatori di interesse“. I dati parlano chiaro: negli ultimi anni la produzione e le esportazioni sono aumentate ma i consumi di acqua, energia e sostanze chimiche sono rimasti pressoché stabili se non addirittura scesi.

 

 

Il distretto veneto della concia

“Parliamo del distretto conciario più grande d’Italia” ha spiegato Luca Boltri (vicedirettore UNIC), sottolineando come qui si concentri il 59% della produzione nazionale.  Gli ha fatto eco Giacomo Zorzi di UNIC, che ha ricordato come le concerie di Arzignano, Chiampo e Montebello generino “il 58,2% del fatturato italiano del settore, il 37,9% di quello europeo e il 13,2% di quello mondiale”. Al di là dei numeri, Zorzi ha evidenziato come le concerie, nel tempo, si siano specializzate e accanto a loro siano nate aziende di chimica e tecnologia. “Ciò rende il distretto molto efficiente e consente di trovare tutto ciò che serve” ha proseguito. Elementi a cui il distretto ha aggiunto la formazione. Una complessità, insomma, “che permette la diffusione di conoscenza, accrescimento delle relazioni, riproduzione di buone pratiche, approcci diversi agli stessi problemi e diffusione di metodi”. (art)

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