USA, Brasile, Spagna: l’anno a denti stretti dell’export conciario

USA, Brasile, Spagna: l’anno a denti stretti dell’export conciario

Incrociando i dati dell’export conciario di Brasile, States e Spagna, si riconoscono dei segnali positivi. E questo, dopo 16 mesi di pandemia, allieta. Ma il trend del mercato si conferma fin qui “a denti stretti”, perché rimangono le complessità del periodo. In alcuni casi gli acquisti ripartono, ma a macchia di leopardo. Non in maniera uniforme, cioè, per tipologia e mercato di riferimento.

Il 2021 a denti stretti

Partiamo dagli States
Dunque, partiamo dagli States. LHCA, l’associazione che riunisce trader e conciatori, riporta che nei primi 4 mesi dell’anno l’export di pelli fresche o salate è cresciuto del +59% in volume e del +26% in valore, soprattutto grazie alla ripresa di Cina e Hong Kong (+50% in valore), Messico (+36%) e Corea (+7%). Nello stesso periodo non godono della medesima fortuna le pelli wet blue, che nel complesso vedono stazionare le vendite estere in volume (invariato) e perdere in valore (-4%). A proposito di semilavorati, l’Italia, da lungo tempo uno dei principali buyer dell’articolo statunitense, ha ridotto gli acquisti del 14% su base annua.

 

 

La fatica spagnola
Se la concia spagnola può sorridere, è solo per il fatturato estero delle pelli semilavorate, che nel primo trimestre dell’anno arriva a 15,6 milioni di euro e registra il 7% su base annua. Per il resto, i dati dell’Autorità Doganale iberica, ripresi da Lederpiel, dicono che l’export di materia prima conciaria (35,1 milioni) cede il 9%, mentre quello di pelli finite (74,9 milioni) il 13,5%. Se il confronto con il primo trimestre 2019, analogo periodo pre-pandemia, è ancora più inclemente, la Spagna può almeno salutare il saldo positivo (per 53,4 milioni) della bilancia commerciale, dovuto alla forte frenata delle importazioni. L’Italia, intanto, si conferma il principale cliente per tutte le tipologie di prodotto.

L’andamento brasiliano

Alla luce dei risultati, probabilmente è il Brasile il Paese che può vantare le performance migliori. Secondo CICB, a maggio l’export di finite è aumentato del 56,3% in valore, quello di semilavorate del 26%, quello delle pelli sotto sale dello 0,4%. Rispetto al trend del primi 4 mesi dell’anno, c’è un leggero rallentamento. Ma i risultati di maggio fanno comunque sì che il bilancio dei 5 mesi veda le salate registrare il +82%, le wet blue il +57% e le finite il +32%. Trainano la ripresa degli acquisti da USA, Cina e Italia.

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