Il furto è l’ultima tegola: per Martini Group “piove sul bagnato”

Il furto è l'ultima tegola: per Martini Group “piove sul bagnato”

Piove sul bagnato”. Subire un furto in piena pandemia sembra quasi una beffa del destino. È quello che è successo alla pelletteria Martini Group di Montelupo Fiorentino. L’azienda, che produce accessori in pelle per brand internazionali (come Prada, Balenciaga e Saint Laurent), ha subito un raid nella notte tra il 23 e 24 gennaio. I ladri hanno portato via dal magazzino alcune confezioni contenenti portafogli in pelle destinati al mercato del lusso. Le indagini dei Carabinieri sono ancora in corso. Al momento si lavora nel ricostruire i fatti grazie ai filmati delle telecamere di videosorveglianza. Abbiamo contattato il titolare dell’azienda, Claudio Martini (nella foto), per capire come la pelletteria può attutire questo colpo nel bel mezzo di una crisi.

Piove sul bagnato

Un furto durante la pandemia. Come avete reagito?
Piove sul bagnato. È il terzo furto che subisco negli ultimi 10 anni, da quando sono a Montelupo. Sono assicurato e quindi tutelato da un punto di vista economico. Ma l’essere derubati crea dei disagi a livello di immagine e anche psicologico. Si mettono a rischio gli ordini, che già sono in calo.

Quale effetto ha avuto il coronavirus sul vostro business?
Nel primo lockdown abbiamo perso circa 900.000 euro di fatturato. E dallo Stato ci sono arrivati solo 40.000 euro, coi quali abbiamo coperto una parte delle spese. Adesso un po’ di lavoro ce l’abbiamo. Utilizzando la CIG attivata per l’emergenza Covid, abbiamo potuto tenere a casa le persone, in rapporto agli ordinativi che sono calati molto..

Quanto sono calati gli ordini?
Abbiamo registrato un calo degli ordinativi del 30% circa. Abbiamo perso circa un terzo del lavoro.

Cosa le pesa di più?
Di norma abbiamo 170 persone a lavoro e le spese sono proporzionate. Adesso i lavoratori attivi sono molti meno, ma i costi vivi rimangono gli stessi. Nel capannone dove lavoravano 100 persone, ora ce ne sono 35, ma l’elettricità da pagare è la stessa. Il problema è quello. Poi ogni mesi partono circa 5 o 6 mila euro in mascherine, sanificatori e permessi vari per affrontare la pandemia.

Senza di noi, che fine farebbe l’Italia?

Avete segnali positivi per il futuro?
Speriamo che da maggio in poi riprenda il lavoro. Devono riprendere gli spostamenti, solo così le persone torneranno a fare acquisti. L’Asia sta comprando parecchio online. Il problema è che non c’è programmazione. Io ho ordini fino a fine marzo. Si naviga a vista, si calcola il lavoro mese mese. Nessuno fa più magazzino.

Come vede la situazione da imprenditore?
Dalla mia azienda, in dieci anni, sono passate circa 1.200 persone. Tutti professionisti che ho formato, sui quali ho investito. Se lo Stato investisse su noi imprenditori, sulle nostre potenzialità, sarebbe meglio per tutti. Io devo pensare ai miei dipendenti, perché questa azienda è la loro casa. Il Governo dovrebbe aiutare noi piccoli imprenditori per poter supportare le persone. Senza di noi, che fine farebbe l’Italia? (mvg)

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