La guerra spinge l’inflazione e lo shock energetico (non i brand)

La guerra spinge l’inflazione e lo shock energetico (non i brand)

Già prima la situazione macroeconomica non era semplice. Ma da quando la Russia a fine febbraio ha iniziato l’invasione dell’Ucraina, si è complicata ancora di più. Perché dalla rassegna stampa della settimana si apprende che, innanzitutto, lo shock energetico promette di erodere il PIL in Italia. Mentre il conflitto spingerà l’inflazione, qui come in tutta Europa, oltre i livelli di guardia. A proposito delle attività delle imprese della moda, infine, l’isolamento della Russia dalla comunità internazionale complica le attività dei brand di tutti i segmenti.

 

 

Consigli di lettura:

  • La Repubblica usa un’espressione semplice ed efficace per descrivere il fenomeno: “Shock energetico”. Secondo ISTAT i rincari di gas e petrolio costringono a rivedere al ribasso dello 0,7% le proiezioni di crescita del PIL italiano: avremmo dovuto segnare a fine anno il +4%, dovremo accontentarci di molto meno;
  • A shock seguono altri shock. “Con queste fiammate dei prezzi di gas e petrolio l’inflazione sarà oltre il 5% per quest’anno”, dice a La Stampa Sylvain Broyer, capo economista europeo di S&P Global. È molto il 5%? “È tanto – risponde –. E ipotizziamo un valore anche più alto in caso di ulteriore carenza di energia o di un prolungamento del conflitto”;
  • Di solito si sente parlare delle difficoltà del mercato russo soprattutto dalla prospettiva dei marchi dell’alta moda europea. Ma anche quelli statunitensi – di tutti i segmenti – stanno affrontando problemi non di poco conto nell’area CSI.

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