Non shopping, ma saccheggi. Il racconto di Barrett, Baldinini e Doucal’s: “Così i gilet jaunes paralizzano Parigi”  

“Sabato scorso abbiamo chiuso e svuotato il negozio, mettendo al sicuro i nostri prodotti”. È la testimonianza di Antonio Putzolu, socio e manager del calzaturificio Barrett, brand che ha una boutique in zona Saint Germain des Pres a Parigi, capitale alle prese con la protesta dei gilet gialli. “Sabato primo dicembre il negozio è rimasto aperto, ma non c’era nessuno in giro. Anche se il quartiere è più tranquillo rispetto alla zona nevralgica degli Champs-Elysées, c’era pochissima gente in strada. I negozi aspettano il fine settimana per vendere e invece… Sabato scorso abbiamo deciso di svuotare il negozio anche perché tutti i negozi del quartiere non hanno la serranda in ferro di protezione, ma la vetrina a vista, seppur con vetro antisfondamento. Come noi, chi poteva, ha rimosso la merce dal negozio, portandola nei magazzini”. Secondo i media francesi i centri commerciali hanno visto una diminuzione delle presenze del 17% in media, mentre l’Alliance du Commerce (grandi magazzini e abbigliamento/calzature) annuncia perdite che vanno dal 25 al 35%. Reuters riporta che le perdite dei grandi magazzini Printemps Haussmann sarebbero del 30% a Parigi e del 25% nei negozi del marchio nella provincia. La rivolta dei gilet gialli sta interessando non solo la Francia, ma anche Bruxelles, dove le perdite del settore lusso sarebbero stimate attorno al 10%. Parigi è comunque la città maggiormente colpita. “È una città mezza morta: i negozi sono chiusi e la gente o va in vacanza o non esce di casa. Ovviamente la nostra boutique di Rue Saint Honoré è rimasta chiusa nel week-end, nei giorni in cui si vendeva” ci dice Gimmi Baldinini. Sulla stessa linea anche Doucal’s, che ha lo store in Rue du Marché Saint-Honoré: negozio chiuso e perdite derivanti dalle mancate vendite, comprese quelle di altri corner shop che il marchio ha in alcuni prestigiosi magazzini. (mv) (foto da lejdd.fr)

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