Con Versace non morì solo un genio, ma anche la fusione con Gucci

Con Versace non morì solo un genio, ma anche la fusione con Gucci

La mattina del 15 luglio 1997 il serial killer Andrew Cunanan freddò senza un perché con colpi di arma da fuoco Gianni Versace, che era sui gradini di casa sua a Miami Beach. E con lo stilista non morì solo una personalità dirompente, ancora nel pieno della sua forza artistica. Ma conobbe prematuramente la fine il piano di fusione con Gucci. I Versace lavoravano da mesi al progetto di quotazione in partnership con la griffe, ai tempi guidata da Tom Ford e Domenico Del Sole. L’idea, racconta a 25 anni di distanza Santo Versace (77 anni), era costituire un gruppo del lusso di matrice italiana. Coeso e non scalabile.

La fine di un genio

Gianni Versace era nato a Reggio Calabria nel 1946. E aveva aperto la sua società nella stessa città nel 1972 con il fratello Santo, la sua spalla destra che si occupava delle questioni manageriali (“Gianni non si occupava di finanza aziendale. Non ne voleva sapere”). Alla fondazione mancava la sorella Donatella, perché ancora minorenne. Di lì in poi la storia dei Versace e del gruppo che porta il loro nome è stata la scalata verso l’empireo della moda che tutti conosciamo. Scalata interrotta tragicamente da Cunanan. Con una inconsolabile scia di rimpianti: “Eravamo – ricorda Santo con il Corriere della Sera – nel pieno della forza creativa di Gianni”.

 

 

Il piano di fusione con Gucci

La scomparsa prematura di Versace ha anche interrotto un progetto che avrebbe potuto “probabilmente cambiare il volto e gli equilibri internazionali nel mondo della moda”. Già, perché pochi giorni prima del delitto (l’11 luglio) Santo Versace aveva firmato nella veste di presidente del gruppo con Morgan Stanley l’accordo per arrivare all’IPO, unendo le forze con Gucci. “Era un progetto straordinario – spiega Santo Versace –. Dal capitale di Gucci erano da poco usciti gli arabi di Investcorp. Il momento era propizio per creare un polo mondiale del lusso di matrice italiana. Gucci era una vera public company. All’idea lavoravamo dal 10 marzo ’97. La quotazione sarebbe avvenuta a maggio ’98, tramite un aumento di capitale di Gucci e il conferimento della Gianni Versace. Il gruppo non sarebbe stato scalabile e sarebbe nata la prima realtà italiana, con marchi complementari e separati in una grande integrazione industriale”. Invece, negli anni  successivi i francesi di PPR si sarebbero contesi Gucci con LVMH, fino a farlo proprio e cambiare il nome in Kering. Mentre Versace sarebbe finito nella statunitense Capri Holdings. Un rimpianto in più.

In foto (dai social), Donatella e Gianni Versace

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