Gli effetti del Pandoro-gate non riguardano solo Chiara Ferragni

Gli effetti del Pandoro-gate non riguardano solo Chiara Ferragni

Certo, le sanzioni dell’Antitrust e i fascicoli della Procura hanno il suo nome nell’intestazione. Ma le conseguenze del cosiddetto Pandoro-gate non riguardano solo Chiara Ferragni (in foto, a sinistra). Anzi, obbligano l’intero fashion system, che negli ultimi anni si è adagiato in maniera un po’ pigra sui meccanismi della viralità a buon mercato, a ripensare le relazioni con gli influencer. La velocità con cui la prima e più nota delle italiane è passata dall’apprezzamento ecumenico alle copertine velenose de L’Espresso è una spia d’allarme. Ne parliamo sul mensile La Conceria dal titolo “Le prospettive di mercato in un’economia di guerra”.

Le conseguenze non riguardano solo Chiara Ferragni

A brand e imprese, ora, la prudenza dovrebbe consigliare di scegliere meglio le collaborazioni. Di non andare più, ci spiega Gianluca Giansante (socio di Comin & Partners e professore all’Università LUISS Guido Carli), alla ricerca della popolarità fine a sé stessa. Perché, come direbbero i latini: simul stabunt, simul cadent. L’eventuale rovina dell’influencer, cioè, si trasforma in un danno d’immagine per gli stessi brand che a questa hanno legato il proprio nome. La sfida è selezionare le partnership: “La riuscita della strategia di influencer marketing dipende da un insieme di diversi fattori: il numero di persone raggiunte, certo – sono le sue parole –, insieme alla coerenza con il target dell’azienda e alla capacità del creator di incarnare i valori distintivi del marchio”.

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